Il problema (e la paura) della responsabilità

Il problema (e la paura) della responsabilità

Il concetto di responsabilità è uno dei più problematici per l’umanità. Su di esso si basano l’etica, la politica e le dinamiche interpersonali. Essere responsabili di una situazione significa, infatti, avere avuto o avere ancora il potere e la libera volontà di determinarla nel bene o nel male.

L’Uomo tende ad assegnare ad una o più persone la responsabilità di qualunque cosa accada al mondo ad eccezione dei fenomeni puramente naturali. Molti pensano, infatti, che tutto ciò che accade avvenga per volontà di qualcuno, cioè di un essere umano o gruppo di esseri umani, oppure di Dio o altra entità spirituale.

E’ difficile, per molti, ammettere che quasi tutto ciò che avviene nel mondo non è determinato dalla libera volontà umana né da quella divina. Infatti la volontà umana è in gran parte non libera ma deterministica, e quella divina è questione di fede e non è dimostrabile razionalmente. Ne consegue che quasi tutti cercano di dimostrare di non essere responsabili dei mali della società e di avere molti più meriti che demeriti.

Essere considerati responsabili di un male verso una o più persone è pericoloso e spaventoso, perché a ciò è associata l’idea di meritare perciò una punizione da parte del danneggiato o del resto della società, che, nei casi più gravi, potrebbe consistere nell’emarginazione sociale, violenze, pene detentive o perfino nella morte.

Siccome i mali della società sono sotto gli occhi di tutti, è importante avere un alibi per dimostrare di non esserne responsabili o corresponsabili. E allora, specialmente se si pensa che nulla avvenga per colpa di nessuno, è giocoforza che se noi non siamo responsabili del male, qualcun altro debba esserlo. Da qui la tendenza a cercare, non in noi stessi ma negli altri, i responsabili dei mali della società, cioè delle nostre sofferenze e di quelle altrui.

A tale scopo ci sono tantissime tesi, idee, congetture, teorie, e ideologie (politiche, economiche, storiche, religiose, spirituali, scientifiche ecc.) da cui si evince che certe persone non siano responsabili dei mali che affliggono la società, mentre lo siano altre persone. Tali supposizioni, deresponsabilizzanti per i loro proponenti e seguaci, sono sempre state popolari perché rispondono al bisogno di ogni essere umano di avere un alibi rispetto ai mali della società.

Da un punto di vista psicologico, il nostro bias cognitivo ci presenta una visione del mondo parziale e distorta in modo da essere deresponsabilizzanti per noi.

Da un punto di vista psicoanalitico, possiamo supporre che ognuno di noi tenda a rimuovere nell’inconscio ogni “prova” che potrebbe indebolire il nostro alibi rispetto ai mali della società.

La mia opinione è che ogni essere umano libero e capace di intendere e di volere sia, in proporzione alle sue capacità e possibilità, corresponsabile dei mali della società, a meno che non possa dimostrare di battersi efficacemente contro di essi (questo vale anche per la mia persona).

Infatti io credo che la responsabilità morale di un individuo non consiste solo nell’astenersi dal fare cose nocive come rubare, uccidere, mentire, ma include anche l’obbligo di impegnarsi attivamente, produttivamente, per il bene comune e il miglioramento della società.

Secondo me, per migliorare la società è indispensabile che i veri responsabili dei suoi mali ammettano la loro responsabilità o corresponsabilità e cerchino di migliorare il proprio comportamento, oppure che un’adeguato numero di persone combattano efficacemente per costringere i responsabili dei mali a correggersi.

Mi aspetto che gli argomenti che ho esposto in questo articolo siano sgraditi alla maggior parte della gente perché tendono a responsabilizzare ogni essere umano rispetto ai mali della società e a demistificare ogni tesi deresponsabilizzante.

Per questo mi aspetto una secca opposizione difensiva e controffensiva ai miei argomenti da parte dei più, consistente soprattutto in accuse, verso la mia persona, di arroganza, presunzione, ingenuità, ignoranza e mancanza di credenziali accademiche, anziché una pacifica discussione sulla fondatezza o infondatezza razionale delle idee che ho esposto.


Vedi anche Il peccato originale laico e la sua rimozione.

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