Intellettuali e (non) progresso

Intellettuali e (non) progresso

Ormai quasi tutti gli intellettuali sono d’accordo su ciò che non funziona nella società, ma quasi nessuno propone soluzioni che non siano altro che desideri, lamenti e rimproveri. In pratica ognuno dice: “se la gente facesse questo, se pensasse questo, se sentisse questo, se capisse questo, se volesse questo, se cambiasse in questo, allora la società migliorerebbe”. Ma il fatto è che la gente non fa, non pensa, non sente, non capisce, non vuole, non cambia come “dovrebbe”. E allora cosa possiamo fare oltre a lamentarci? Ognuno pensa di fare tutto il possibile, il meglio possibile per migliorare la società e non sente il bisogno di cambiare se stesso, di uscire dai propri schemi mentali.

Da parte mia, non penso di fare tutto il possibile, ma cerco comunque di uscire dalle mie gabbie mentali, di andare oltre ciò che ho imparato sulla natura umana, attraverso la lettura di autori poco noti, non conformisti e trascurati dal mondo accademico (Schopenhauer, Nietzsche, George Herbert Mead, Alfred Korzybski, Gregory Bateson, Edgar Morin, Albert Camus, Luigi Anepeta, Antonio Damasio, Richard Dawkins, Daniel Dennet ecc.).

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