Una delle cose più importanti che ci ha insegnato la psicoanalisi (e Nietzsche, che in qualche modo ne fu il precursore) è che conviene diffidare sempre delle spiegazioni razionali che ci vengono date dei fenomeni umani. Infatti, le vere ragioni dei nostri comportamenti sono spesso inconfessabili o poco edificanti, quindi opportunamente rimosse o mistificate dall’inconscio per mantenere un’immagine accettabile di noi stessi e della nostra cultura di appartenenza. Io applico questo principio “psicoanalitico” tutti i giorni, prima di tutto con me stesso e poi con le persone con cui ho a che fare. Purtroppo, trovo che gli psicoanalisti tendono a non considerare questo insegnamento quando si tratta della propria scuola di formazione e di se stessi.
I grandi nomi della storia della psicologia e della psicoanalisi hanno, chi più, chi meno, contribuito ad una migliore comprensione dell’Uomo ma credo che nessuno di loro sia riuscito a formulare una teoria capace di spiegare tutto quello che è importante sapere o presumere della natura umana. Quello che critico dei loro insegnamenti non sono le cose che hanno detto, ma quelle che non hanno considerato e che nuovi autori a venire aggiungeranno al puzzle. Per questo diffido di ogni “ipse dixit” e sono a favore di una psicologia eclettica, integrata, flessibile, aperta, capace di autocritica e di autoriforma.
In generale, gli psicoanalisti non hanno sfruttato il potenziale umanisticamente rivoluzionario del pensiero di Freud e di alcuni suoi geniali successori. La maggior parte di essi si è organizzata in sette dove si usa un linguaggio per lo più esoterico. Anche per questo la loro incidenza sul senso comune è minima.