Introduzione al caffè filosofico del 3/3/2022 sul tema “Etica del dovere vs. etica del gradimento”

Introduzione al caffè filosofico del 3/3/2022 sul tema “Etica del dovere vs. etica del gradimento”

Per “etica del dovere” intendo un’etica “normativa”, vale a dire un’insieme di obblighi e divieti predefiniti e non negoziabili, validi per tutti.

Le regole generali di quasi tutte le etiche normative che conosco sono le seguenti:

  1. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
  2. Ama il prossimo tuo come te stesso (cioè fai al prossimo tuo ciò che vorresti fosse fatto a te).

Oltre a queste regole generali, ogni cultura o religione include regole normative particolari, cioè obblighi e divieti piuttosto precisi che riguardano costumi, alimentazione, sessualità, contatti fisici, abbigliamento, estetica, simboli, riti, tradizioni, relazioni sociali, rapporti familiari, comunicazione, aborto, eutanasia ecc.

Sia le regole generali che quelle particolari delle etiche normative generalmente non prendono in considerazione le differenze di temperamento, di carattere, di intelligenza, di cultura, di gusti, di condizioni economiche ecc. tra esseri umani. In altre parole, non tengono conto delle differenze nei desideri e nelle preferenze individuali.

Di conseguenza, un importante inconveniente delle etiche normative è il mancato rispetto delle differenze di personalità, specialmente  per quanto riguarda le persone non conformi ai modelli di pensiero e di comportamento più imitati.

Per esempio, io posso trattare una persona in un modo per me desiderabile, mentre quella lo ritiene indesiderabile, come pure io posso astenermi dal fare a una persona una certa cosa che io ritengo indesiderabile, mentre quella persona ritiene quella cosa desiderabile.

Un altro esempio: uno desidera ricevere certe cose dagli altri, ma non da chiunque altro, bensì solo da persone di un certo tipo. Insomma, ignorare le differenze di gusti e il diritto di scegliere le persone con cui interagire, conduce ad una difficoltà di cooperazione e ad una reciproca frustrazione.

Per superare tale inconveniente delle etiche normative, mi chiedo, e vi chiedo, se non sia preferibile adottare un tipo di etica alternativo, che io definirei “etica del gradimento”, o “etica edonistica” o “etica del piacere”, dove per “piacere” e per “dolore” intendo non solo quelli fisici, ma soprattutto quelli mentali, come ad esempio il piacere di sentirsi desiderati o apprezzati, o il dolore di sentirsi indesiderati o disprezzati.

A differenza delle etiche normative, l’Etica del gradimento da me immaginata non include regole di comportamento precise, ma  consiste in raccomandazioni generali e proposte sempre negoziabili aventi come scopo la ricerca del piacere e l’evitamento del dolore propri e altrui attraverso la soddisfazione dei rispettivi bisogni e desideri.

Infatti, un essere umano riesce a soddisfare i propri bisogni e desideri solo attraverso la cooperazione con altri umani e questa cooperazione può essere ottenuta, tra adulti, solo attraverso la soddisfazione dei rispettivi bisogni e desideri (escludendo altri mezzi come la violenza e l’inganno).

Le regole generali dell’Etica del gradimento da me immaginata sono le seguenti:

  1. Fai al prossimo tuo ciò che egli gradisce gli venga fatto, purché e finché tale comportamento non causi la frustrazione dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri.
  2. Non fare al prossimo tuo ciò che egli non gradisce gli venga fatto, purché e finché tale astensione non causi la frustrazione dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri.
  3. Cerca di sapere cosa il prossimo tuo gradisce e cosa non gradisce che gli venga fatto, affinché tu possa seguire correttamente le regole 1 e 2.
  4. Fai sapere al prossimo tuo ciò che tu gradisci e ciò che non gradisci che ti venga fatto, affinché egli possa seguire correttamente le regole 1 e 2.

L’etica del gradimento è più impegnativa di quelle normative perché richiede lo sforzo di imparare a conoscere i particolari desideri altrui, cosa non prevista dalle etiche normative.

Infatti la regola più difficile dell’Etica del gradimento è la numero 3, perché capire cosa ogni persona particolare gradisce e cosa non gradisce richiede una sensibilità e una cultura umanistica (specialmente psicologica) che molte persone sembrano non possedere a sufficienza.

Pertanto la “dottrina” dell’Etica del gradimento dovrebbe essere accompagnata dall’insegnamento di una psicologia finalizzata soprattutto allo studio dei bisogni, dei desideri, delle emozioni e dei sentimenti umani, in generale e nelle possibili variazioni individuali.

Per ulteriori considerazioni sull’Etica del gradimento, vedi l’articolo in  https://blog.cancellieri.org/etica-del-gradimento/.

Cosa pensate di questa mia idea? E cosa pensate delle etiche normative?

A voi la parola!

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