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Categoria: Amore
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Amare è apprezzare.

L'amore è una forma di valutazione.

Certe persone temono il caso, altre lo amano.

Chi suppone che chi ama sia riamato, ama amare.

Felicità è sentirsi amati dalle persone amate.

Meglio nessun amore che un amore non ricambiato.

La libertà di amare implica quella di non amare.

L'amore è un tema in cui tutti si sentono esperti.

L'amore coniugale dura finché conviene a entrambi.

Amiamo tutto ciò che favorisce la nostra competitività.

Voglio bene a tutti, tranne a coloro a cui non voglio bene.

L'amore è un effetto dell'interdipendenza degli esseri umani.

L'odio unisce più dell'amore. Anche l'odio verso chi non ama.

Narcisista non è chi ama se stesso, ma chi ama solo se stesso.

Non c'è cooperazione, né amicizia, né amore, senza condivisione.

L'amore, essendo involontario, non è nè un dovere né un diritto.

L'amore non è un dovere, né un diritto, dato che non è volontario.

Molti credono in Dio solo per sentito dire. Lo stesso vale per l'amore.

L'amore corrisposto è una fortuna, quello non corrisposto una sventura.

Chi desidera essere amato da una persona, in realtà vorrebbe dominarla.

Tutti cercano l'amore, ma ognuno è disposto ad amare solo a certe condizioni.

L'amore ha il potere di trasformare una persona qualsiasi in una insostituibile.

In una coppia ci può essere amore senza innamoramento e innamoramento senza amore.

L'illusione più dolce è l'illusione di essere amati da una creatura amabile e forte.

Normalmente ci si sposa per amore o per interesse. I più raffinati amano per interesse.

Essere amati è una fortuna. Infatti essere amati non è un diritto, né amare un dovere.

Molte persone preferiscono rinunciare all'amore piuttosto che accettare un amore non esclusivo.

Il problema dell'amore è che è libero e involontario, perciò va dove vuole lui, non dove vogliamo noi.

Ognuno (persino Dio) vorrebbe essere amato e temuto da ogni altro, ma amore e timore si escludono a vicenda.

Per un essere umano molto umano l'amore, l'amicizia e/o il successo sono molto più importanti della verità.

È illusorio credere che amando saremo amati e odiando saremo odiati. Amore e odio non sempre sono reciproci.

Il problema di noi umani è che abbiamo bisogno gli uni degli altri, anche di coloro che non amiamo e che non ci amano.

Si può essere felici senza almeno la speranza o l'illusione di una relazione d'amore con qualche persona o divinità?

Amore, un concetto in cui gli esperti abbondano e si può dire tutto e il contrario di tutto senza "tema" di essere smentiti.

Amore è avere qualcuno che puoi abbracciare in qualsiasi momento senza un motivo particolare e senza dover dare spiegazioni.

L'amore non esiste. È un nome inventato per mistificare e nobilitare il piacere, il desiderio e il bisogno di avere e di dare.

È difficile amare senza la speranza, anche se illusoria, di essere ricambiati da qualcuno, che potrebbe anche non essere l'amato.

Per essere amato, un essere umano è disposto a fare qualsiasi cosa, buona o cattiva, e a credere in qualsiasi cosa, vera o falsa.

Se ad A dispiace ciò che piace a B, è possibile che A voglia bene a B?
Solo se A presume di sapere meglio di B ciò che è bene per B.

Più di ogni altra cosa, l'uomo ha bisogno di essere amato, e desidera tutto ciò che ritiene (consciamente o inconsciamente) utile in tal senso.

Amore: il bisogno di interagire simbioticamente con una certa persona o altro essere vivente o non vivente, in modo duraturo, se possibile, eterno.

Se vuoi essere amato da una certa persona, devi "essere" come essa desidera che tu sia, ovvero devi comportarti come essa desidera che tu ti comporti.

Tutti abbiamo bisogno di essere amati, ma amare non è un dovere ed essere amati non un diritto. Questo è il problema, questa la tragedia e miseria umana.

Non è facile trovare l''equivalente dell'espressione "voler bene" in inglese e in francese, dove non esiste una differenza tra "ti voglio bene" e "ti amo".

Essere amati da Dio è un'idea sciocca e ingenua, sia che Dio esista, sia che non esista. Uno che ti punisce se non credi in lui e se non lo ami, ti ama?

L'amore (qualunque cosa sia) non è una condizione on/off, ma ha un'intensità variabile e non c'è alcun criterio oggettivo per stabilire quando sia 'sufficiente'.

Amore e libertà sono antitetici, ovvero si escludono a vicenda. Infatti l'innamorato è felice di non essere libero e del fatto che la persona amata nemmeno lo sia.

A mio parere, servirsi della prostituzione è la soluzione più facile per chi desidera avere interazioni sessuali senza impegnarsi in relazioni amorose vincolanti.

La grande popolarità della narrativa romantica è dovuto al fatto che, nella maggior parte delle relazioni di coppia, non c'è il tipo di amore narrato nei romanzi.

Che Dio ami gli esseri umani mi sembra la balla più colossale della storia, basata unicamente sul desiderio che ciò sia vero, nonostante le infinite prove contrarie.

Si fa presto a dire amore, ma molti non hanno tempo né energia per amare, ed ad altri non viene permesso dalla gelosia di qualcuno che vorrebbe l'amore tutto per sé.

Amore: parola passepartout a cui ognuno dà il significato che gli pare. Molto usata per nobilitare o giustificare tautologicamente comportamenti discutibili o inspiegabili.

Credere che la propria famiglia, la propria comunità, la propria nazione siano migliori delle altre è l'errore più comune e più stupido in cui incorrono gli esseri umani.

Il desiderio di ricevere amore è normalmente più grande del desiderio di darlo, specialmente verso coloro da cui non ci aspettiamo nulla in cambio. Perciò i conti non tornano.

Così come è normale per un umano amare i genitori, la patria e la lingua che non ha scelto, così dovrebbe essere normale che esso ami la sua stessa persona, che neppure ha scelto.

Ognuno definisce l'amore come gli pare per cui è inutile discuterne. Amore è una parola che andrebbe vietata per la confusione che genera, ma io stesso mi dimentico spesso di non usarla.

Succede spesso che l'amore che uno dà è molto diverso da quello che il ricevente riceve. A volte quest'ultimo non lo considera nemmeno amore, ma qualcosa di cui farebbe volentieri a meno.

Il nostro bisogno di comunità ci induce ad amare tutto ciò che ci accomuna agli altri, mentre il nostro bisogno di competizione ci induce ad amare tutto ciò che ci avvantaggia rispetto agli altri.

La felicità è possibile
e la ricetta è questa:
liberarsi e liberare,
capire ed essere capiti,
amare ed essere amati,
comunicare e cooperare,
e insieme giocare col caso.

Ogni umano desidera condividere i propri sentimenti con quante più persone possibile. Questo vale per ogni tipo di sentimento: gioia, sofferenza, amore, odio, apprezzamento, disprezzo, interesse, disinteresse ecc.

Dialogo tra un uomo e una donna che si sono conosciuti da poco.
Lui: "Se ti piaccio possiamo fare l'amore".
Lei: "Ma io ti piaccio?"
Lui: "Certo! Come mille altre donne".
Il resto lo potete immaginare.

Amore: mistero, mito, desiderio, bisogno, fortuna, dovere, diritto, volontà, emozione, promessa, dolore, piacere, contatto, unione, intimità, premio, castigo, inganno, attrazione, sogno, illusione... Ognuno lo vede a modo suo.

Siamo tutti gelosi, a cominciare dal Dio che abbiamo creato a nostra immagine. Egli, infatti, non tollera che noi adoriamo altri dei, e ci punisce severamente se lo facciamo. E' scritto nei primi due comandamenti della Sua legge.

Siamo tutti gelosi, a cominciare dal Dio che abbiamo creato a nostra immagine. Egli, infatti, non tollera che noi adoriamo altri dei, e ci punisce severamente se lo facciamo. E' scritto nei primi due comandamenti della Sua legge.

Il Vangelo dice: ama il prossimo tuo come te stesso. Ma gli umani non desiderano essere amati dal prossimo come lui ama se stesso; infatti ogni umano desidera essere desiderato dal prossimo in quanto corpo e mente diversi dai propri.

L'affinità, la familiarità, la fratellanza, l'amicizia tra due persone consistono in comuni appartenenze. L'amore e la simbiosi tra due persone consistono in appartenenze reciproche, ovvero nel fatto che ciascuno appartiene all'altro.

Ad una persona si può augurare il bene o il male. Augurarle il bene (buon giorno, buona vacanza, buone feste ecc.) significa desiderare il suo bene, ovvero volerle bene. Insomma, dire sinceramente a qualcuno "buon xyz" significa dirgli "ti voglio bene".

L'amore (qualunque cosa esso sia) può essere più o meno esclusivo o inclusivo. Quello esclusivo limita la libertà di amare altre persone o cose, quello inclusivo la tutela; quello esclusivo ostacola lo sviluppo mentale, quello inclusivo lo favorisce.

Una promessa d'amore, anche se illusoria, è molto più interessante di una promessa di verità. Dopo il cibo, l'Uomo ha bisogno soprattutto di amore, non di verità. La verità è buona se aiuta ad ottenere il cibo o l'amore, altrimenti è inutile o nociva.

Una madre non nutre i suoi piccoli perché li ama, ma perché ha bisogno di nutrirli e, come per tutti i bisogni, prova piacere quando lo può soddisfare e dolore quando non può. Quello che spesso viene chiamato amore non è che un bisogno, innato o acquisito.

Amore e timore si confondono nel sacro: l'amore per ciò che allontana la paura.

Il sacro è come il genitore che ama e premia i figli che lo amano e gli obbediscono, e odia e punisce in modi terribili quelli che non lo amano e non gli obbediscono.

Consciamente o inconsciamente, l'uomo divide gli altri in amici e nemici, e desidera la distruzione dei propri nemici. Prima ancora, l'uomo, consciamente o inconsciamente, desidera essere amato da ogni altro, e classifica come nemici tutti coloro che non lo amano.

Un’illusione sociale è credere che comportandoci in un certo modo gli altri ci ameranno. In realtà l’amore non si ottiene per merito. I più fortunati lo trovano per caso, perché sono (o sembrano) ciò che altri desiderano.

Dire che facciamo una cosa per amore è una banalità, una ovvietà, e non significa nulla. Sarebbe invece interessante sapere perché amiamo o odiamo qualcosa. Infatti l'amore e l'odio non sono cause prime, ma conseguenze di altre cause che raramente vengono investigate.

L'amore comporta una reciproca limitazione della libertà a vantaggio di entrambe le parti. In altre parole, ciascuno possiede l'altro in una certa misura. Infatti dall'amore scaturisce un senso del dovere. Fa eccezione l'amore puramente egoista, in quanto desiderio di consumo.

L'invidia è la paura della superiorità altrui. La gelosia è la paura della libertà altrui. Invidia e gelosia sono i peccati più banali e comuni, anche se se i meno confessati e i più mistificati. L'invidia è mascherata dal giudizio morale, la gelosia dal cosiddetto amore.

Sentirsi dire «non ti amo» è percepito da molti come offensivo. È per questo che l'assenza di amore è generalmente nascosta. Infatti non siamo liberi di non amare qualcuno senza pagarne le conseguenze. D'altra parte non siamo nemmeno liberi di amare chiunque a nostro piacimento.

Io credo che "amare se stessi" o "piacere a se stessi" sia solo un'illusione. Credo infatti che noi possiamo amare solo gli altri e desiderare di essere amati da essi, e quando ci sentiamo degni di essere amati, scambiamo tale sentimento per amore per noi stessi o piacere a noi stessi.

Nei rapporti umani quello che conta non è se ciò che l'altro dice sia vero o falso, ma in che misura l'altro ci accetta, rispetta, ama, apprezza, sostiene. Infatti tendiamo a credere che ciò che dicono le persone che ci amano sia più vero di ciò che dicono le persone che non ci amano.

Per molte persone il sesso senza l'amore non vale nulla, mentre l'amore senza il sesso può avere un valore più o meno grande. Così, in mancanza d'amore, molte persone si astengono dai rapporti sessuali, creando difficoltà a quelle per cui il sesso ha un valore anche in assenza d'amore.

L'amore verso qualcosa potrebbe sussistere per una proprietà transitiva, ovvero, ad esempio, A ama B perché attraverso B può ottenere C che è il vero oggetto del suo amore o desiderio. In tal caso può succedere che A è conscio dell'amore per B ma inconscio del suo amore o desiderio per C.

Guardare l'amore *anche* da un punto di vista razionale può essere utile.


La disgrazia dell'umanità è che, mediamente, l'amore che uno vorrebbe ricevere è maggiore di quello che uno è disposto a dare, per cui i conti non tornano e si finisce per litigare. A ciò si aggiunge il fatto che l'amore è selettivo, per cui ci sono persone che ricevono tante offerte d'amore e altre che ne ricevono poche o per niente.

La differenza tra l’amore e il sesso, è che il sesso allevia le tensioni e l’amore le provoca.

Il sesso senza amore è un’esperienza vuota. Ma fra le esperienze vuote è una delle migliori.

La masturbazione consiste nel fare sesso con qualcuno che ami.

Il sesso è sporco? Solo quando è fatto bene.

Non abbiamo il dovere di amare, ma se non amiamo nulla e nessuno, la nostra vita è insignificante, arida, e dolorosa, perché in tal caso nessuno ci amerà. Abbiamo infatti bisogno di essere amati, almeno in una certa misura, ma purtroppo essere amati non è un diritto, anche perché siamo liberi (almeno in teoria) di scegliere chi amare e quanto amare.

Alcuni pensano che un amore, se non è esclusivo, non è vero amore. Altri pensano, al contrario, che se un amore è esclusivo non è vero amore. Il poliamore propone un amore non esclusivo, ma pur sempre amore. Per qualcuno ciò è impossibile? Chi pensa che ciò sia impossibile non è obbligato a praticarlo, ma è pregato di non calunniare chi lo pratica.

Se amare è un atto involontario, allora non c'è nessun merito nell'amare e nessun demerito nel non amare, come nell'amore materno caratteristico di molte specie animali. Tuttavia l'amore può essere volontario, ovvero deciso razionalmente, forzato, non spontaneo, non sentito, simulato, agito ad arte per ottenere la benevolenza dell'amato, ovvero per acquisire meriti.

Sei amato da una persona nella misura in cui sei (o le fai credere di essere) ciò che essa desidera che tu sia, pensi (o le fai credere di pensare) ciò che essa desidera che tu pensi, senti (o le fai credere di sentire) ciò che essa desidera che tu senta, vuoi (o le fai credere di volere) ciò che essa desidera che tu voglia, e fai (o le fai credere di fare) ciò che essa desidera che tu faccia.

Ogni umano vorrebbe essere amato incondizionatamente, ma l'amore è sempre condizionato. Infatti chi ama vuole sempre qualcosa in cambio, anche se lo nega. Chi ama ha certe esigenze sul modo di essere dell'amato. Infatti questo deve corrispondere a certe sue idee e comportarsi in certi modi. È comunque difficile amare senza la speranza, anche se illusoria, di essere ricambiati da qualcuno, che potrebbe anche non essere l’amato.

Se io ho il diritto di non amare alcuna persona, ogni persona ha il diritto di non amarmi. Occorre dunque chiederci se possiamo o dobbiamo concederci tale diritto, ovvero tale libertà. Il cristianesimo ci obbliga ad amare gli altri come noi stessi, e ci fa sentire in colpa se non li amiamo. Io penso che tale obbligo non sia sano né realistico, e che sia contro natura, anche per il semplice fatto che l'amore, come ogni sentimento, è involontario.

L'amore di cui tanti parlano è volontario o involontario? Se è volontario, non amare è una scelta responsabile e quindi una colpa. Se è involontario non è una soluzione di cui siamo responsabili. L'amore è un concetto che ognuno definisce come gli pare, come gli conviene. Infatti non esiste una definizione scientifica, oggettiva dell'amore. Dissertare d'amore è una faccenda da poeti, romanzieri, religiosi e politicanti, non da sociologi o scienziati.

Ci sono persone che confondono l'aver bisogno di una persona con l'amarla. Ma più si ha bisogno di qualcuno e meno lo si ama. Amare una persona significa interessarsi (disinteressatamente) delle idee e dei sentimenti di quella persona e condividerli anche se non soddisfano i nostri bisogni.

Abbiamo tutti bisogno di essere amati, è umano. Il problema è quando uno pensa solo al suo bisogno di essere amato e non a quello che ha l'altro, pur affermando di amarlo.

Ogni essere umano desidera essere accettato e amato dagli "altri". Ma chi sono gli altri? Gli altri sono diversi per ciascuno di noi, e sono molto diversi tra loro (e rispetto a noi) per carattere, temperamento, capacità cognitive, emotive e fisiche, interessi economici e culturali, orientamenti morali ecc. Di conseguenza non possiamo essere accettati e amati che da poche persone, le quali possono essere disperse nel mondo e lontane da noi. Potremmo non incontrarle mai.

Io sarei felicissimo se la maggior parte degli esseri umani seguissero realmente gli insegnamenti di Gesù, specialmente per quanto riguarda l'amore incondizionato verso tutti, compresi i nemici, e auguro a tutti i cristiani di riuscire a raggiungere tale obiettivo. Penso infatti che se questo avvenisse staremmo tutti meglio. Però vorrei avere il diritto di non seguire tali insegnamenti e non vorrei essere giudicato male dai cristiani per questo, né moralmente, né intellettualmente.

Amare una persona è desiderare di condividere cose con essa. Amare una cosa è desiderare di condividerla con altre persone. Felicità è condivisione di cose importanti e innocue, con persone gradevoli.
Si possono condividere tante cose: i propri corpi, speranze, illusioni, idee, pensieri, beni mobili e immobili, obiettivi, progetti, paure, sentimenti, gusti, luoghi, conoscenze, princìpi, fedi, oggetti, spazi, tempi, ricordi, piaceri, dolori, ma anche odii, disgusti, disprezzi, invidie, ostilità, distruttività.

L’attività mentale è condizionata anche da particolari ormoni prodotti dal cervello, come la dopamina e l'ossitocina, che hanno effetti su: umore, motivazioni, socialità, sentimenti come amore e odio ecc. Tali ormoni sono allo stesso tempo causa ed effetto di particolari comportamenti,  sensazioni e percezioni. L’uomo è di fatto dipendente da tali ormoni, che, per composizione chimica ed effetti, possono essere assimilati a sostanze stupefacenti. Pertanto possiamo dire, in un certo senso, che siamo tutti drogati.

L'uomo ha bisogno di essere amato, ma essere amati non è un diritto, e amare non un dovere. Siamo liberi di amare e non amare chi vogliamo, ma non possiamo rinunciare ad essere amati. L'amore è un fenomeno selettivo, competitivo e a volte retributivo: questo fatto rende tragica e miserabile la vita per la parte dell'umanità perdente in amore. Alleviare le sofferenze delle persone meno amate (perché non hanno sufficienti risorse di amabilità o sufficienti probabilità di trovare persone congeniali) dovrebbe essere l'obiettivo principale di qualsiasi etica.

La soluzione dei problemi sociali non è l'amore, ma l'intelligenza cognitivo-emotiva e la conoscenza della natura umana. Altrimenti diamo la colpa dei mali della società a coloro che non amano, come se bastasse amare qualcuno per sentirsi con la coscienza a posto. Tutti sono capaci di amare qualcuno se ci sono le condizioni, pochissimi di amare anche coloro che non appartengono alla propria famiglia e comunità. Capire come funziona il mondo, l'uomo e la società è molto più difficile che amare, ma è necessario per riparare i danni causati dagli ignoranti, che sono la maggioranza.

Per me l'amore è bisogno (conscio o inconscio) di servire (dare, cedere, assecondare, essere utile, obbedire, appartenere, seguire, imparare, aiutare, nutrire, far godere l'altro) e farsi servire (ricevere, prendere, dominare, utilizzare, comandare, possedere, guidare, insegnare, farsi aiutare, farsi nutrire, godere dell'altro) in modo reciproco tra gli amanti. Se manca la reciprocità, vale a dire se uno serve e l'altro no, l'amore svanisce. Questa reciprocità, che può essere più o meno equilibrata, può variare nel tempo col variare delle condizioni e con il crescere e modificarsi delle personalità.

Nell'amore romantico e/o coniugale vale "normalmente" la regola del tutto o niente. Infatti, normalmente, se non si può avere l'amore esclusivo di una certa persona, si preferisce rinunciare del tutto ad essa anche al costo di restare soli. Io non sono sicuro che ciò sia giusto o inevitabile, perché non so quanto esso derivi da un bisogno primario, cioè geneticamente determinato, oppure da un bisogno secondario, cioè culturalmente determinato. Tenderei a pensare che derivi da entrambi, e che una cultura più evoluta potrebbe aiutarci a tollerare o accettare la non esclusività amorosa (mi riferisco alla poligamia e all'adulterio) senza grossi problemi.

Uno dei bisogni umani più importanti è quello di essere compresi, almeno da una persona. Infatti l'amore è basato sulla reciproca comprensione. Il bisogno di essere compresi è tanto più frustrato quanto più si è diversi dalla normalità ed è talmente forte che i più hanno paura di differenziarsi rispetto ai tipi di persona più comuni.

Succede così che molti, non riuscendo ad essere compresi, e soffrendone, tendano inconsciamente a trasformarsi in persone più comprensibili, ovvero più normali, rinunciando ad affermare le loro peculiarità più originali.

L'arte, la poesia, la letteratura sono spesso richieste di comprensione più o meno ottimiste, arroganti o disperate.

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi.” (Giovanni 15:12).

Da questa citazione si evince che per il cristianesimo l'amore è un sentimento volontario, anzi non è nemmeno un sentimento, ma un'atto deliberato.

Ciò è in contrasto con l'idea molto diffusa che l'amore sia un sentimento involontario.

Infatti il cristianesimo colpevolizza non solo gli atti volontari contrari ai precetti religiosi, ma anche i pensieri, gli atti, i desideri e i sentimenti involontari "non cristiani", causando in tal modo disagi e disturbi mentali in coloro che provano sentimenti e desideri considerati "peccaminosi" dalle Scritture.

Generalmente un bambino è amato, protetto e guidato dai genitori in cambio della sua obbedienza e della sua imitazione. Poi, divenuto adolescente, si ribella ai genitori, e sceglie modelli alternativi da imitare. Infine, da persona matura, conclude la formazione del suo carattere mettendo insieme tratti presi dai genitori con altri presi da altri modelli. Tuttavia, resta in ogni persona la nostalgia inconscia dell'infanzia, cioè il desiderio inconfessabile di essere amati, protetti e guidati da figure maschili e femminili, naturali e/o soprannaturali, in cambio della propria obbedienza e della propria imitazione.

È opportuno distinguere il sentimento d'amore dall'atto d'amore, perché si può avere la sensazione di amare, o di essere amati, senza che vi sia alcuna interazione reale, alcuno scambio di informazioni, di beni o di energie, tra l'amante e l'amato. In tal caso si può dire che si tratta di amore immaginario. Intendo dire che l'amore di cui tanti parlano non ha nulla di reale in senso pragmatico, cioè nel senso di uno scambio effettivo di dare e ricevere "qualcosa", ma è un ideale che resta ideale, cioè solo un'idea che non si traduce in fatti. In altre parole, se X dice di amare Y, cosa significa? Cosa X dà a Y? Cosa Y riceve da X? Se Y non riceve nulla da X, o se Y non apprezza ciò che riceve da X, quell'amore è solo immaginario, o è solo un desiderio d'amore.

Amare qualcosa significa averne bisogno. Per esempio io amo mangiare e infatti ho bisogno di mangiare. Tuttavia posso scegliere diverse forme di cibo. Altro esempio: se io amo una donna vuol dire che ho bisogno di una donna, ma non di una particolare donna e solo di essa. Infatti, se non posso avere una particolare donna, ne posso trovare un'altra che può soddisfare tale bisogno. L'amore irriducibilmente esclusivo è un disturbo mentale, come, ad esempio, nel caso di uno che ama mangiare solo caviale e non tollera qualsiasi altro cibo.

Attenzione, però: bisogno non significa solo desiderio o necessità di avere, possedere o dominare. Esiste anche il bisogno di appartenere, dare, servire, nutrire, proteggere, aiutare, ammirare, scoprire, esplorare, conoscere, giocare, costruire, creare ecc.

Ci sono parole, come "spirito" e "amore" a cui ognuno dà il significato che vuole, ovviamente a proprio vantaggio, soprattutto per giustificare e sostenere il proprio comportamento e le proprie opinioni o illusioni. Trattandosi di concetti non scientifici, essi non possono essere messi in discussione scientificamente o razionalmente, e ciò permette loro di prospettare e diffondersi, data la loro utilità e flessibilità di uso. Infatti, in nome dell'amore o dello spirito tutto può essere giustificato senza rischio di smentita, sia l'azione che l'inazione, l'impegno e il disimpegno, il comandare e l'ubbidire. Così ognuno interpreta l'amore e lo spirito come gli conviene, dal momento che non esiste una definizione chiara, verificabile, misurabile, confutabile e universalmente condivisa di tali concetti.

Si dice che Gesù abbia detto: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Giovanni; 15, 12). E poi ancora: “Sapete che è stato detto: ama i tuoi amici e odia i tuoi nemici. Ma io vi dico: amate anche i vostri nemici…” Matteo; 5, 43-44).

In questi passaggi Gesù usa il verbo amare in forma imperativa, assumendo che per amare qualcuno basti volerlo. Per i veri cristiani, dunque, l'amore è volontario e questo rende la loro religione una potenziale causa di schizofrenia, se è vero che l'amore è, come io credo che sia, un sentimento involontario, oltre che impossibile verso i propri nemici. Su tale questione regna l'ambiguità e non si è mai studiato e scritto abbastanza, per cui ognuno considera l'amore volontario o involontario come gli conviene.

Segue la mia risposta a una persona che affermava che l’intero cosmo ruota intorno all'amore, e che persino chi nega l’esistenza di Dio, in realtà lo ama.

L'idea che l'intero cosmo ruoti intorno all'amore è affascinante e consolante ma nessuno può dimostrare razionalmente che sia vera, e una dimostrazione non razionale non può essere spacciata per razionale. In quanto all'idea che persino chi nega l'esistenza di Dio in realtà lo ami, mi permetto di dubitarne. Infatti, a seconda di come si definisce la parola "Dio", io sono ateo o credente, lo odio o lo amo. In altre parole, senza definirlo chiaramente (cioè razionalmente), di Dio si può dire tutto e il contrario di tutto. Alla fine ognuno dice e crede ciò che è per lui più confortante. Insomma credo che sia una questione emotiva più che razionale. Sarebbe dunque corretto dire che a certe cose ci credo non perché siano vere, ma perché mi fa bene crederci.

L'essere umano è capace di amare e di odiare. Quando l'oggetto del nostro amore ci delude, l'amore si trasforma facilmente in odio. La società ci insegna ad amare i membri della nostra famiglia e comunità e ad odiare o ad essere indifferenti verso quelli che non ne fanno parte. Così, odiare i membri della nostra famiglia o comunità è un tabù che viene normalmente rimosso (in termini psicoanalitici), ma non cessa di esistere e di operare a livello inconscio. Dovremmo avere il coraggio di ammettere che siamo capaci di odiare, e che effettivamente odiamo, anche alcuni membri della nostra famiglia o comunità, senza sentirci necessariamente in colpa per questo. Soltanto dopo possiamo e dobbiamo chiederci se questo odio è giustificato ed eventualmente superarlo. In altre parole, per superare il nostro odio verso qualcuno o qualcosa bisogna prima ammettere che esso esiste e agisce, altrimenti esso difficilmente smetterà di condizionarci inconsciamente.

Da bambino ho imparato che l'amore dei miei genitori era condizionato alla mia obbedienza, alla mia diligenza e alla mia bravura. Questo apprendimento ha forgiato il mio carattere, teso ad una continua coltivazione e crescita delle mie qualità intellettuali e morali. Da grande sto ancora tristemente imparando che l'amore e la stima altrui non dipendono dalla mia obbedienza, né dalla mia diligenza, né dalla mia bravura, ma solo dalla mia capacità di, e dalla mia disponibilità a, soddisfare i loro bisogni e i loro desideri, che sono spesso infantili, miopi, sciocchi, gelosi, invidiosi, possessivi, avidi, grossolani, vili, pigri, stolti e malvagi. In tal senso le mie qualità intellettuali e morali si rivelano spesso controproducenti in quanto fraintese e considerate dimostrazioni di presunzione, arroganza, prevaricazione e chiusura. Di conseguenza sto imparando, a fatica e a forza di sconfitte, che mi conviene nascondere le parti migliori di me.

Io sospetto che dietro l'amore per la verità si nasconda l'amor proprio, cioè il timore di essere disprezzati da chi ha idee contrarie alle nostre. Questo amor proprio è alla base dei conflitti che si celano dietro apparenti dialettiche. Infatti è difficile, per una persona non disprezzare coloro che lo disprezzano, anche se il disprezzo altrui è solo presunto. Intendo dire che noi ci "aspettiamo" di essere disprezzati da coloro che disprezzano le nostre idee. Non ci sarebbe nessun problema a credere a qualunque cosa, anche le più assurde, purché non si cerchi di imporre agli altri le proprie idee e non si faccia proselitismo. Il problema più rilevante è a mio avviso l'amor proprio offeso. Insomma è una questione emotiva più che cognitiva.    L'amor proprio è la difesa della propria dignità sociale, in senso intellettuale e morale. La dialettica può essere un mezzo come altri per attuare tale difesa. Dopo la sopravvivenza, la dignità sociale è per l'uomo la cosa più importante, perché senza quella rischia l'isolamento, e quindi la morte civile e poi quella fisica. L'inconscio lavora per difendere la dignità sociale della persona.

Si fa presto a dire “ti voglio bene”. Ma cosa significa veramente? A quante persone possiamo voler bene simultaneamente, e in quale misura? E come si può dimostrare o misurare il bene che una persona “vuole” ad un’altra? La benevolenza è qualcosa che si può dare e ricevere da una persona ad un’altra, quindi possiamo parlare di “economia della benevolenza”, in modo analogo all’economia generale, cioè allo scambio di beni e servizi. A tale riguardo ci sono altre questioni, come le seguenti. La benevolenza (cioè il voler bene) è volontaria o involontaria? Siamo liberi di volere bene e di non voler bene a chi ci pare e quanto ci pare? In altre parole, la benevolenza è un dovere morale e di conseguenza un diritto? Il fatto è che ogni umano ha bisogno che un certo numero di persone gli vogliano bene, e soffre quando la benevolenza che riceve è inferiore a quella di cui ha bisogno. In conclusione, se la benevolenza non è un dovere né un dovere, allora è una questione di fortuna!



Gli esseri umani hanno geneticamente bisogno gli uni degli altri e per questo tendono a controllarsi e dominarsi reciprocamente. Al tempo stesso, nessuno desidera essere dominato o controllato dagli altri, e ognuno vorrebbe essere libero di fare e non fare, rispetto agli altri, ciò che gli aggrada.

Risultato di tali innate disposizioni d'animo sono interazioni sociali conflittuali e "doppi vincoli", per cui in ogni coppia di esseri umani si stabilisce un legame caratterizzato da una distanza di sicurezza ottimale (nello spazio e nel tempo), non troppo lunga per evitare l'isolamento (e quindi l'impossibilità di controllare e usare l'altro), e non troppo corta per evitare di perdere la libertà (cioè di essere controllati e usati troppo dall'altro).

La distanza di sicurezza deve essere convenuta come compromesso tra le parti per evitare un conflitto in cui l'una cerca di allontanarsi, l'altra di avvicinarsi.

Quanto più breve è la distanza pacificamente e liberamente convenuta tra due persone per una reciproca soddisfazione, tanto più grande è ciò che la gente chiama "amore" o "amicizia", a seconda del tipo di relazione, ovvero di cosa viene scambiato nelle interazioni.

D'altra parte, imporre una certa distanza sociale non desiderata ad una persona equivale ad esercitare una violenza su di essa.

Il processo che stabilisce la distanza sociale tra due persone è normalmente  inconscio e influenzato dalle norme sociali della comunità di appartenenza.

L'amour. Avec ce mot on explique tout, on pardonne tout, on valide tout, parce que l'on ne cherche jamais à savoir ce qu'il contient. C'est le mot de passe qui permet d'ouvrir les cœurs, les sexes, les sacristies et les communautés humaines. Il couvre d'un voile prétendument désintéressé, voire transcendant, la recherche de la dominance et le prétendu instinct de propriété. C'est un mot qui ment à longueur de journée et ce mensonge est accepté, la larme à l’œil, sans discussion, par tous les hommes. Il fournit une tunique honorable à l'assassin, à la mère de famille, au prêtre, aux militaires, aux bourreaux, aux inquisiteurs, aux hommes politiques. Celui qui oserait le mettre à nu, le dépouiller jusqu'à son slip des préjugés qui le recouvrent, n'est pas considéré comme lucide, mais comme cynique. Il donne bonne conscience, sans gros efforts, ni gros risques, à tout l'inconscient biologique. Il déculpabilise, car pour que les groupes sociaux survivent, c'est à dire maintiennent leurs structures hiérarchiques, les règles de la dominance, il faut que les motivations profondes de tous les actes humains soient ignorés. Leur connaissance, leur mise à nu, conduirait à la révolte des dominés, à la contestation des structures hiérarchiques. Le mot d'amour se trouve là pour motiver la soumission, pour transfigurer le principe du plaisir, l'assouvissement de la dominance. Je voudrais essayer de découvrir ce qu'il peut y avoir derrière ce mot dangereux, ce qu'il se cache sous son apparence mielleuse, les raisons millénaires de sa fortune. [Henri Laborit: Éloge de la fuite]

Premesso che l'amore (in senso lato) è un sentimento e che, come ogni sentimento, è involontario, a mio parere noi amiamo una persona solo se questa corrisponde a certi nostri criteri e prerequisiti (consci o inconsci).

Allo stesso tempo, siamo amati da una persona solo se corrispondiamo a certi suoi criteri e prerequisiti.

È così da quando siamo nati e questa logica si applica (consciamente o inconsciamente) a tutte le nostre relazioni, a partire da quella con i nostri genitori.

L'amore incondizionato esiste solo come desiderio infantile o precetto ideologico. Tutti noi vorremmo essere amati senza condizioni né prerequisiti, così come siamo e qualunque cosa facciamo, ma questo non è quasi mai possibile.

Il saggio sa che l'amore è relativo e selettivo, che va meritato, e che non possiamo essere amati restando liberi di essere e di fare ciò che vogliamo.

Ad esempio, uno dei prerequisiti più comuni per provare amore è che esso sia percepito come reciproco.

Dobbiamo dunque essere qualcosa e fare qualcosa per essere amati, ma non sempre è possibile. Ci sono infatti condizioni troppo difficili o troppo costose da soddisfare, e per questo occorre capire quando è opportuno reprimere il desiderio di essere amati da certe persone.

D'altra parte non abbiamo il dovere né la capacità di amare alcuna persona incondizionatamente come il cristianesimo e altre ideologie vorrebbero farci credere.

Conviene dunque avere relazioni intime solo con persone la cui disponibilità ad amare è alla nostra portata e che siamo in grado di amare, evitando, per quanto possibile, di avere rapporti stretti con tutte le altre.

Se è vero che amore e odio sono sentimenti, e in quanto tali involontari, ne consegue che non siamo liberi di amare o di odiare chi vogliamo. Tutt’al più possiamo agire sulle cause ambientali e psicodinamiche che favoriscono in noi l’amore o l’odio, per esempio attraverso una psicoterapia. Comunque sia, il fatto di vivere in società limita la nostra libertà di amare e di odiare chi vogliamo, perché siamo giudicati dagli altri anche per ciò (e per chi) amiamo e odiamo. Infatti, se A odia B e non lo nasconde, B tiene conto di tale odio nel suo comportamento verso A. E’ infatti probabile che B, sentendosi odiato da A, lo odi a sua volta, e cerchi di punirlo in qualche modo per quel sentimento. Ciò avviene spesso anche in caso di assenza di amore, ovvero in caso di indifferenza affettiva. Per quanto sopra, chi vive in società è praticamente obbligato a nascondere i suoi sentimenti se questi non sono “politicamente corretti”, e/o a fingerne di “appropriati”, al fine di mantenere buoni rapporti con gli altri. Questi occultamenti e queste simulazioni cominciano in età infantile, e sono così frequenti da diventare automatismi, col risultato che non sappiamo più quali siano i nostri veri sentimenti verso gli altri. Infine, nelle religioni, odiare Dio (o anche semplicemente non amarlo) è considerato un peccato grave, forse il più grave di tutti, e a causa di ciò nessun credente è libero di odiare Dio o di non amarlo, pena un castigo illimitato e inesorabile.

Non è facile, per un essere umano, sapere di cosa abbia veramente bisogno, cosa  desideri veramente, cosa veramente gli piaccia e cosa veramente non gli piaccia. Non è facile perché tali verità, se incompatibili con i bisogni, i desideri e le aspettative altrui, potrebbero essere sgradite agli altri, potrebbero dar luogo a critiche, disprezzo, derisione, emarginazione, isolamento o repulsione da parte degli altri. Infatti, dato che per soddisfare i propri bisogni ogni umano ha bisogno della cooperazione di un certo numero di altri, per ottenere tale cooperazione egli è costretto ad “adattare” i propri bisogni e desideri palesi ai bisogni, ai desideri e alle aspettative di coloro da cui dipende la soddisfazione dei propri bisogni. Così, a forza di adattare, nascondere e dissimulare agli altri i nostri bisogni e desideri, finiamo per vivere una vita non autentica, senza nemmeno esserne consapevoli. Conviene pertanto chiederci spesso: di cosa ho veramente bisogno? Cosa desidero veramente? Cosa mi manca veramente? Queste domande richiedono coraggio, perché le risposte autentiche potrebbero turbarci e rendere conflittuali i nostri rapporti con gli altri. D’altra parte, la soddisfazione di bisogni e desideri non autentici non solo non dà piacere, ma è anche causa di frustrazione, di delusione, di tristezza. Riguardo alle domande sopra menzionate, suggerisco una risposta generica: ciò che desideriamo veramente e che probabilmente ci manca, è soprattutto l’amore inteso come unione fisica e spirituale, e interazione, con altri esseri umani, per una comune e reciproca soddisfazione. Una cosa tanto semplice da dire quanto difficile da realizzare per tanti motivi complessi, che conviene indagare.

"Il n'y a rien de si fécond dans notre vie intime que le sentiment amoureux ; au point qu'il en vient à être le symbole de toute fécondité. De l'amour, bien des choses naissent ainsi dans le sujet : des désirs, des pensées, des volitions, des actes ; mais tout ce qui naît de l'amour, comme le fruit d'une semence, n'est pas l'amour lui-même, tout cela présuppose bien plutôt l'existence de l'amour. Ce que nous aimons, bien évidemment, nous le désirons aussi en un certain sens, d'une certaine manière ; mais, en revanche, il est notoire que nous désirons bien des choses que nous n'aimons pas, à l'égard desquelles nous sommes indifférents sur le plan sentimental. Désirer un bon vin n'est pas l'aimer ; le morphinomane désire la drogue en même temps qu'il la hait pour son action nocive. Mais il y a une autre raison, plus rigoureuse et plus fine, de séparer amour et désir. Le désir de quelque chose, c'est en définitive la tendance à la possession de ce quelque chose ; possession signifie alors, d'une manière ou d'une autre, que l'objet entre dans notre orbite et vient en quelque sorte faire partie de nous. Aussi le désir meurt-il automatiquement quand on obtient la possession ; il s'épuise en se satisfaisant. L'amour en revanche est un éternel insatisfait. Le désir a un caractère passif et, en toute rigueur, ce que je désire quand je désire, c'est que l'objet vienne à moi. Je suis un centre de gravitation, où j'attends que les choses viennent tomber. Au contraire, dans l'amour tout est activité [...]. L'amour ne consiste pas en ce que l'objet vienne à moi ; c'est moi qui vais à l'objet et qui suis en lui. Dans l'acte amoureux, la personne sort d'elle-même : c'est peut-être le plus grand essai que la Nature fasse pour que chacun sorte de soi-même vers autre chose. Ce n'est pas elle qui gravite vers moi, c'est moi qui gravite vers elle." José Ortega y Gasset, Études sur l'amour, 1926, tr. C. Pierre, Rivages poche/Petite Bibliothèque, 2004, p. 31-32. https://www.philo52.com/articles.php?lng=fr&pg=433  

I rapporti umani sono basati sulla domanda e l'offerta di beni e servizi, o prestazioni. Quando la domanda incontra l'offerta, ovvero lo scambio tra quanto richiesto e quanto offerto soddisfa entrambi i contraenti, allora l'interazione o scambio avviene pacificamente e con vantaggio reciproco, altrimenti non avviene, o avviene in modo violento.

Qualcuno obietterà: e l'amore? E l'altruismo? E la generosità disinteressata? Ebbene, queste cose rientrano a pieno titolo nel paradigma della domanda e dell'offerta.

Infatti, amare, comunque lo si voglia definire, corrisponde ad un bisogno e/o desiderio di dare e/o avere, e, in quanto tale, può essere oggetto sia di domanda che di offerta. Lo stesso vale per la solidarietà e l'altruismo.

Detto questo, io credo che il motivo fondamentale della dilagante solitudine e alienazione che sono in continuo aumento nel mondo, dipendono dallo scarso incontro tra la domanda e l'offerta di interazione, causata dal fatto che quanto offerto non corrisponde qualitativamente e/o quantitativamente a quanto richiesto.

Il divario qualitativo e quantitativo tra la domanda e l'offerta aumentano con l'aumentare del benessere economico e della libertà di pensiero e di espressione, ovvero di praticare lo stile di vita che si vuole. Infatti, quanto più è diffuso il benessere economico, ovvero il denaro a disposizione di una persona, tanto meno essa ha bisogno della cooperazione e solidarietà altrui; e quanto più una persona è libera di svilupparsi come vuole, tanto maggiore sarà la probabilità di avere gusti ed esigenze diversi da quelli altrui.

La difficoltà di incontro tra domanda e offerta dipende comunque dalla antiteticità dei bisogni umani fondamentali, ovvero quello di appartenenza / integrazione sociale, e quello di libertà / individuazione. perché quanto più è forte l'appartenenza ad un gruppo sociale, tanto minore è la libertà di comportarsi in modi diversi da quelli caratteristici del gruppo stesso, e viceversa.

Appartenenza e libertà sono dunque i poli estremi dell'inevitabile perenne compromesso che caratterizza la natura umana.

«Ama il prossimo tuo come te stesso», è la regola fondamentale del messaggio cristiano. Ebbene, io considero il cristianesimo una causa di schizofrenia e di ipocrisia di massa, proprio a causa del suo comandamento dell’amore. Infatti nei vangeli l’amore viene letteralmente comandato, obbligato, perfino l’amore verso i propri nemici, e chi non obbedisce a tale comandamento non può dirsi cristiano, e merita la punizione che Dio riserva a chi gli disubbidisce. Per di più i vangeli affermano che Dio ci ha amato e ci ama, e che dovremmo amare il prossimo anche per gratitudine verso di Lui. Per un ateo come me, si tratta di un’assurdità, di una sciocchezze, di una follia. Ma per chi crede in Dio, e crede che Dio ci ami, e crede che Dio ci comandi di amare, è una tragedia che lo induce a disprezzare e odiare se stesso e gli altri. Infatti l’amore è un sentimento involontario e spontaneo, e non può essere ottenuto per effetto della volontà di obbedire a qualcuno, a qualcosa, o a se stessi. Non ha senso dire a qualcuno “ti voglio amare”. O si ama o non si ama una persona, e l’amore può essere più o meno grande, più o meno ricorrente, mai totale, mai permanente. Ma Gesù ci ordina di amare tout court. Se io ordino a me stesso di amare, e l’amore non nasce, allora sono colpevole di aver disobbedito a Gesù, colpevole sia verso Dio, sia verso il prossimo, almeno verso il prossimo cristiano, che si aspetta di essere amato per un diritto sancito dallo stesso Dio. E allora mi sento in colpa, e mi disprezzo in quanto peccatore, in quanto empio. A questo punto il super-io mi viene in aiuto nascondendo a me stesso il fatto che non amo quasi mai gli altri, e illudendomi di amare gli altri anche se in realtà mi sono indifferenti, o li odio. Di conseguenza mostrerò a me stesso e agli altri un falso amore, e vivrò nell’angoscia che gli altri si accorgano della mia dissimulazione. La cultura cristiana è caratterizzata dall’ipocrisia e dalla schizofrenia per quanto riguarda l’amore verso gli altri e verso lo stesso Dio, che nel profondo del nostro inconscio odiamo perché ci ha incatenati con un doppio vincolo: se non vogliamo amare gli altri siamo colpevoli di deliberata disobbedienza verso DIo; se vogliamo amare gli altri e non ci riusciamo (perché più spesso non ci riusciamo), siamo colpevoli di falsità dato che siamo costretti a simulare un amore inesistente. L’unica via d’uscita è l’ateismo, e il considerare l’amore né un dovere, né un diritto, ma come un evento più o meno fortunato, un fatto biologico, non religioso, né etico. La cultura europea, almeno per la mia generazione, è ancora impregnata di cristianesimo, e costringe anche me a simulare amori che non provo, e a temere che la mia inautenticità venga scoperta.

Nella cultura di massa, e in quasi tutte le culture, i concetti di ragione e sentimento sono generalmente considerati antitetici e mutuamente esclusivi. In altre parole, la maggior parte della gente crede che più si è razionali, meno si è sentimentali, e viceversa.

Questa credenza è così diffusa che chi cerca di analizzare e spiegare i sentimenti con un approccio sistemico, ovvero cerca di scoprire le logiche inconsce che li producono o li inibiscono, viene visto dai più come uno che non riesce a vivere in modo sano i propri sentimenti, e non riesce ad amare né a "lasciarsi andare". In altre parole, viene visto come infelice, illuso, represso, senza-cuore, non-empatico, poco-umano, uno che non vive pienamente ecc.

È a causa di tale generale credenza che la psicologia (che è la disciplina che più di ogni altra dovrebbe occuparsi della fenomenologia dei sentimenti) è da un lato poco praticata dalle masse, dall'altro frammentata in scuole discordanti e poco efficaci. La loro scarsa efficacia, a mio parere, è dovuta al fatto che quasi nessuna affronta francamente, con un approccio razionale e sistemico (cioè causale e cibernetico), la natura dei sentimenti, da cui dipende la felicità e l'infelicità umana.

Per esempio, quando si parla di amore, se ne parla generalmente come di una cosa sacra e immateriale che sfugge ad ogni legge fisica, di un bene assoluto, ineffabile e indiscutibile, ma allo stesso tempo come di un concetto ovvio e intuitivo, tanto che parlarne in modo razionale viene considerato quasi un sacrilegio, un affronto al buon senso, una pedante provocazione, e un indizio dell'incapacità di amare.

Mi sono chiesto il motivo dell'ostilità nei confronti di uno studio sistemico dei sentimenti, e ipotizzo che essa sia dovuta al rifiuto inconscio di assumersi la responsabilità dei propri sentimenti.

Intendo dire che, sebbene i sentimenti siano in sé involontari, essi sono provocati da cause e circostanze concrete che l'uomo può, in una certa misura, modificare volontariamente.

Tornando all'esempio dell'amore, noi non possiamo scegliere di amare o non amare qualcuno o qualcosa, ma possiamo fare delle scelte che ci indurranno ad amare o a non amare, per cui siamo in qualche modo responsabili dell'amore che proviamo o non proviamo.

In altre parole, se noi conoscessimo la logica che determina l'amore e il suo opposto, potremmo scegliere di comportarci in modo da provare i sentimenti che riteniamo desiderabili e socialmente corretti, e da non provare gli altri.

D'altra parte, io credo che la conoscenza delle logiche dei sentimenti sia censurata dal super-io, in quanto esse sono in gran parte egoistiche.

L'uomo nasce con una innata capacità di amare e di odiare, che consistono in sentimenti funzionali alla sopravvivenza dell'individuo e della sua specie. Comprendere le "ragioni", cioè le logiche di tali sentimenti ci aiuterebbe ad ottenere più facilmente ciò che siamo portati ad amare, e ad evitare ciò che siamo portati ad odiare.

In ogni caso io escludo, per esperienza personale, che analizzare sistemicamente i sentimenti li inibisca. Al contrario, credo che tale analisi li esalti, sia perché li libera da autocensure, sia perché favorisce la soddisfazione dei bisogni da cui i sentimenti stessi dipendono.

È arrivato il momento di cambiare la prospettiva dell'etica: non dobbiamo impegnarci solo per il bene e l'amore di noi stessi, per quello del coniuge, dei figli, dei parenti, degli amici, dei soci, del partito, di alcuni indigenti e bisognosi di aiuto, dei concittadini, della patria, della propria chiesa, di Dio, o per raggiungere il Nirvana. La nuova etica deve richiedere un impegno reale ed efficace per la conservazione e il benessere della specie umana a livello globale.

Il primo motivo di questo cambiamento è il fatto che, durante l'evoluzione della nostra specie, oltre ai ben noti bisogni fisici e a quelli egoistici e agli istinti aggressivi e distruttivi, si sono sviluppati anche bisogni e istinti altruistici e costruttivi che, come tutti i bisogni innati sani, conviene soddisfare per trarne piacere e salute psicofisica. Uno di questi è il bisogno di appartenenza e integrazione sociale, tanto diffuso e potente quanto mistificato e poco conosciuto, che può dar luogo a comportamenti virtuosi come la generosità verso il prossimo, ma anche viziosi come il conformismo, l'egoismo di gruppo e la paura del "diverso", e perciò va studiato e tenuto sempre sotto osservazione. E' importante che tutti ne siano consapevoli.

Il secondo motivo è che, a causa della globalizzazione e dello sviluppo tecnologico in generale e dei computer e di Internet in particolare (con i loro effetti costruttivi e distruttivi), se non ci dedichiamo al bene della specie a livello planetario, ci saranno sempre più infelicità, ingiustizie, povertà, malattie mentali e psicosomatiche, suicidi, guerre, inquinamento e altri cambiamenti ambientali che potrebbero portare all'estinzione dell'Homo Sapiens.

Tra le cose più urgenti di cui la specie umana ha bisogno per scongiurare una catastrofe forse irreparabile, è una limitazione delle nascite e un controllo demografico ed economico, sia per evitare una insostenibile sovrappopolazione della Terra, sia per distribuire geograficamente i suoi abitanti in modo conveniente per tutti, mediante un piano di emigrazione volontaria e di produzione economica razionale. Non possiamo più permetterci il lusso di procreare in modo incontrollato senza che i figli, i genitori e tutti gli altri ne paghino le conseguenze, a volte tragiche. Né ci possiamo permettere un mercato privo di regole e limitazioni.

Altra necessità urgente è impedire un'eccessiva differenza nella distribuzione delle ricchezze, ponendo limiti alla proprietà privata e tassando opportunamente le rendite finanziarie, in modo da scoraggiare gli investimenti finanziari a favore di quelli produttivi.

Un'altra cosa di cui c'è bisogno è una riforma dell'istruzione obbligatoria e della cultura accademica per quanto riguarda la natura umana, contro ogni oscurantismo, settarismo e riduzionismo, con un approccio eclettico, integrato, organico, sistemico, laico e interdisciplinare al patrimonio intellettuale offerto da tutte le scienze umane e sociali (filosofia, psicologia, sociologia, antropologia, neuroscienze, economia, politica, letteratura, arte ecc.).

E soprattutto, non dobbiamo continuare a parlare di "noi" e "loro", ma solo di "noi". "Loro", finché non ne sapremo nulla, sono solo gli eventuali extraterresti.

Ma affinché le cose sopra esposte si realizzino occorre superare la comune paura di cambiare.

Ogni persona è in relazione bidirezionale (effettiva o potenziale) con ogni altra.  La relazione tra due persone A e B comprende due distinte relazioni: una da A verso B, e una da B verso A. Infatti due persone possono avere una visione diversa della loro relazione, e attribuire ad essa un diverso valore. In altre parole, in ogni relazione, ciascuna persona, oltre ad attribuire alla relazione un certo valore in base alle proprie esigenze e ai propri interessi, "suppone" che a sua volta l'altra persona attribuisca alla relazione un certo valore (più o meno uguale al proprio) in base alle sue esigenze e ai  suoi interessi. La relazione di una persona A verso una persona B può essere classificabile da ciascuna di esse secondo vari criteri di valutazione, come i seguenti:
  • Utilità / nocività
  • Piacevolezza / spiacevolezza
  • Pericolosità / sicurezza
  • Obbligatorietà / libertà
  • Necessità / superfluità
  • Dominazione / sottomissione
  • Possibilità / impossibilità
È dunque possibile che una certa relazione sia considerata allo stesso tempo, ad esempio, piacevole e nociva, oppure nociva e obbligatoria, oppure utile e pericolosa, dando luogo a conflitti e incertezze riguardo alla relazione stessa.  Infatti ogni persona deve decidere, momento per momento, o stabilmente, se e in quale misura e in quali modi "praticare" una certa relazione, vale a dire se e in quale misura e in quali modi interagire con una certa persona. La relazione precede e condiziona l'interazione. Infatti, se A valuta la relazione con B, ad esempio, inutile, impossibile o pericolosa, A può scegliere di non cercare, o di evitare, di interagire con B. Le decisioni circa le relazioni e le interazioni sono per lo più inconsce, automatiche e involontarie, anche se il soggetto può cercare di giustificarle razionalmente dopo che le decisioni sono state prese automaticamente. Un tipo di relazione molto mitizzato è il cosiddetto "amore". Sull'amore la letteratura e le religioni hanno detto tutto e il contrario di tutto. Nel contesto delle riflessioni sopra esposte,  io considero l'amore di A per B una relazione in cui A valuta la relazione intima con B come salvifica, cioè come fonte di gioia, di piacere, di integrazione sociale, di conformità morale, di coerenza, di stabilità, di pienezza, di completezza, di comprensione, di soddisfazione totale, e irrinunciabile. Inutile dire che tale valutazione si dimostra spesso illusoria. Le relazioni interpersonali non riguardano solo i rapporti tra due individui, ma anche i rapporti tra un individuo e una categoria (mentale) di individui. Intendo dire che la relazione di una persona A verso una persona B è influenzata dalla relazione della persona A verso la categoria di persone a cui B appartiene (secondo A). In conclusione, le relazioni e le conseguenti interazioni tra persone sono il risultato di valutazioni, per lo più inconsce, delle relazioni e delle interazioni stesse da parte delle persone coinvolte.

  La prima cosa che mi chiedo pensando all’amore, è cosa sia veramente, cioè se sia un concetto oggettivo o soggettivo, e quale branca del sapere sia competente per definirlo e per discuterne. Per cercare di rispondere a queste domande ho consultato la voce “amore” del vocabolario Treccani, dove si trovano diverse definizioni e note, tra cui le seguenti:
  • sentimento di viva affezione verso una persona, che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia
  • può indicare l’affetto reciproco, la concordia dei sentimenti
  • può anche essere rivolto a se stesso, come manifestazione di egoismo e di egocentrismo
  • amor proprio: onesta ambizione di non rimanere indietro agli altri in una competizione, desiderio di rivelare e far apprezzare le proprie capacità e buone doti, impegnando la propria volontà nello sforzo di accrescerle e potenziarle
  • sentimento che attrae e unisce due persone (ordinariamente ma non necessariamente di sesso diverso), e che può assumere forme di pura spiritualità, forme in cui il trasporto affettivo coesiste, in misura diversa, con l’attrazione sessuale, e forme in cui il desiderio del rapporto sessuale è dominante, con carattere di passione, talora morbosa e ossessiva; comune a tutte queste forme è, di norma, la tendenza più o meno accentuata al rapporto reciproco ed esclusivo
  • secondo la dottrina platonica l’amore è contemplazione della bellezza e impulso di elevazione morale (nel linguaggio comune è però talvolta inteso come amore unilaterale, non rivelato e non corrisposto)
  • sentire l’istinto dell’accoppiamento
  • In senso più spirituale, lo slancio dell’uomo verso Dio e le cose celesti, e reciprocamente la benevolenza che Dio accorda alle creature
  • carità verso il prossimo
  • desiderio, brama di avere, di ottenere, di possedere una cosa
  • vivo attaccamento o inclinazione per qualche cosa
In quanto alla domanda "quale branca del sapere sia competente per definire l’amore e per discuterne", non ho fatto ricerche in tal senso, ma ritengo che di esso siano in molti, forse troppi, a occuparsene: la religione, la letteratura (specialmente la narrativa e la poesia), la psicologia, la filosofia, la biologia, la sociologia, l’antropologia culturale ecc., oltre al senso comune. Infatti è un tema del quale quasi tutti pensano di sapere abbastanza, come se l’amore fosse qualcosa di naturale, di innato e di evidente. A mio parere, come ho spiegato in questo articolo, in cui ho identificato circa 30 diversi tipi di amore molto diversi tra loro, l'amore potrebbe essere semplicemente un nome usato per mistificare e nobilitare il piacere, il desiderio o il bisogno di avere, di dare, di interagire, di appartenere, o qualcos'altro di non pregevole. E voi che ne pensate?  
Vedi anche "Caffè filosofico online. Conversazioni sulla vita, sulla società e sulla natura umana"

Esistono diversi tipi di amore ed è importante saperli distinguere. Questi sono quelli che mi vengono in mente:
  1. L'amore sessuale/erotico: è l'istinto sessuale.
  2. L'amore generoso: è il desiderio di aiutare qualcuno senza aspettarsi nulla in cambio e senza desiderare che la persona amata cambi qualcosa nella sua personalità o nel suo comportamento in un senso che noi consideriamo auspicabile. Include il desiderio che la persona amata si liberi o si mantenga libera da legami o obblighi, compreso quello di ricambiare l'amore ricevuto. E' il tipo di amore più raro e nobile.
  3. L'amore sfruttatore: è il desiderio di essere serviti dalla persona amata.
  4. L'amore possessivo: è il desiderio di tenere la persona amata legata a sé e di limitare la sua libertà di essere e fare ciò che vuole
  5. L'amore economico: è il desiderio di scambiare qualcosa con una certa persona secondo la formula del "do ut des".
  6. L'amore gregario: è il desiderio di rinunciare alla propria libertà per appartenere a qualcuno o ad una collettività che ci protegga, aiuti, guidi e deresponsabilizzi.
  7. L'amore estetico: è l'incantesimo o fascino più o meno ipnotico che si subisce di fronte alla bellezza.
  8. L'amore compassionevole (empatico): è il desiderio di aiutare chi soffre e di lenire il suo dolore, quando la vista della sofferenza altrui provoca sofferenza in sé.
  9. L'amore grato: è il desiderio di ricompensare la persona che ci ha fatto del bene.
  10. L'amore diritto/dovere: è l'amore considerato un diritto o un dovere come conseguenza di una promessa formale (matrimonio) o informale
  11. L'amore conformista: è l'amore che si prova perché è normale provarlo, quasi tutti lo provano e non provarlo sarebbe inumano
  12. L'amore masochista: è il desiderio di essere maltrattati dalla persona amata.
  13. L'amore sadico: è il desiderare che una persona subisca i nostri maltrattamenti e non possa o non voglia ribellarsi.
  14. L'amore di sé: è il culto di se stessi, il narcisismo, l'egoismo puro.
  15. L'amore vanitoso: è il desiderare una persona per il prestigio che essa ci può conferire.
  16. L'amore divertente: è il desiderare una persona perché ci fa divertire.
  17. L'amore rassicurante: è il desiderare una persona che aumenta la nostra autostima e ci fa sentire degni di essere amati.
  18. L'amore dipendente: è il desiderare una persona senza la quale si pensa di non poter vivere.
  19. L'amore pauroso: è l'amore che si prova per paura di ritorsioni in caso di sua assenza; appartiene a questo tipo l'amore verso Dio, che è imposto con la minaccia dell'inferno.
  20. L'amore reciproco: è il desiderio di essere desiderati; si annulla appena la persona amata smette di manifestare interesse per noi.
  21. L'amore a pagamento: è il desiderio di ottenere prestazioni sessuali sulla base di un pagamento in denaro, senza alcun altro impegno o dovere.
  22. L'amore presunto o illusorio. Ovvero il credere di amare quando non si ama, e il credere di essere amati quando non si è amati.
  23. L'amore cieco o aberrante: è l'amore che ci fa vedere nella persona amata cose che non esistono e non ci fa vedere cose che esistono.
  24. L'amore trasformativo, che ci fa traformare la persona amata in una persona unica, insostituibile, la migliore possibile per noi.
  25. L'amore per l'affinità: è l'amore per chi è (o crediamo che sia) a noi affine.
  26. L'amore per l'amicizia: è l'amore per chi è (o crediamo che sia) nostro amico.
  27. L'amore curioso: è l'amore per ciò che è nuovo e che abbiamo voglia di scoprire.
  28. L'amore strumentale: è l'amore per chi ci aiuta a risolvere un problema o a raggiungere un obiettivo.
  29. L'amore per la verità e la conoscenza.
  30. L'amore per la propria libertà: il desiderio di essere sempre liberi di scegliere (di fare e pensare) quello che riteniamo giusto e/o utile a noi e agli altri senza pressioni da parte di nessuno.
In un rapporto umano questi tipi di amore sono normalmente mescolati tra loro con intensità variabili. Per concludere: l'amore è una parola usata per indicare cose diversissime, anche opposte. Una parola con cui si può mistificare e nobilitare il piacere, il desiderio e il bisogno di avere, di dare, di interagire, di appartenere ecc.

A mio parere, una delle leggi fondamentali che regolano l’attività dell’inconscio è quella che io chiamo la “legge del gradimento”. Infatti suppongo che una motivazione fondamentale, conscia o inconscia, di ogni umano sia quella di essere graditi ad una certo numero di altri umani, Ciò è dovuto al semplice fatto che, in mancanza di tale gradimento, è difficile per un individuo ottenere dagli altri la cooperazione indispensabile per sopravvivere e per soddisfare i propri bisogni. Col termine “gradire” io intendo una gamma di disposizioni cognitive ed emotive di diversa qualità e intensità, che includono amare, piacere, approvare, stimare, rispettare, provare simpatia, fascino, affinità, solidarietà, fiducia, interesse, curiosità  ecc. nei confronti di una persona. Tuttavia, essere graditi agli altri non è facile, e a volte è impossibile, per vari motivi, e questa difficoltà o impossibilità è a mio avviso una delle maggiori cause d'infelicità per tutti gli esseri umani. Essere graditi è difficile in primo luogo perché per ottenere il gradimento di una certa persona, uno deve corrispondere alle aspettative, agli ideali e ai valori di quella persona. In poche parole, uno deve essere come l’altro lo vuole. Ovviamente ci può essere una discrepanza più o meno grande tra il tipo di persona desiderata dall’altro è il tipo di persona che si è. Quando tale discrepanza diventa rilevante, uno può essere tentato di cambiare la propria personalità per adattarla al tipo richiesto, ma questo adattamento può essere praticamente impossibile, o avere un costo che non vale la pena di pagare. In secondo luogo, essere graditi è difficile per ragioni di competizione. Infatti, un umano può cooperare con un numero limitato di altri umani, e si trova perciò a scegliere con chi entrare in una relazione cooperativa. La scelta delle persone con cui relazionarsi non è casuale, ma normalmente selettiva, nel senso che si scelgono, consciamente o inconsciamente, le persone che maggiormente corrispondono ai propri tipi ideali. Di conseguenza, può sempre succedere, date due persone che si gradiscono reciprocamente, che ne sopraggiunga una terza che risulti maggiormente gradita, e quindi preferibile, per una di esse. Ne consegue spesso che il rapporto iniziale sia sostituito da uno nuovo stabilito con la persona sopraggiunta. In tal caso può nascere una competizione tra due persone per ottenere il maggior gradimento da parte della terza, competizione che termina normalmente con l’esclusione del perdente. Inoltre può succedere che il gradimento tra due persone A e B non sia reciproco. Cioè che A sia gradito a B, ma B non sia gradito ad A. Ovviamente, in assenza di reciprocità di gradimento, una relazione è impossibile oppure dura poco. A fronte delle difficoltà sopra descritte, la mente conscia, e ancor più quella inconscia, di ogni umano sono continuamente occupate nel cercare di stabilire cosa convenga fare e cosa convenga non fare per ottenere il maggior gradimento possibile dal maggior numero possibile di persone al minor costo possibile in termini di necessità di sacrificare parte della propria natura e/o dei propri beni. C’è inoltre la necessità di stabilire quale sia il numero sufficiente di persone da cui essere graditi, numero che comunque non può essere inferiore a uno. Tuttavia si può decidere di prendere una posizione sgradita a tutte le persone conosciute nella  speranza di essere graditi da qualcuno che ancora non si è incontrato. Allo stesso tempo è necessario stabilire i tipi di persone dalle quali cercare di esere graditi. Un’altra costante occupazione della mente umana consiste nello stabilire il limite entro il quale è tollerabile e conveniente adattarsi ai desideri e alle aspettative di un’altro, e oltre quale limite tale adattamento è intollerabile o non conveniente. Per concludere, credo che nessun umano possa sfuggire alla legge del gradimento sopra descritta, e che perciò ci convenga obbedire ad essa in modo consapevole, intelligente e razionale.

Il existe différents types d'amour et il est important de pouvoir les distinguer. Voici ceux qui me viennent à l'esprit :
  1. L'amour sexuel/érotique : c'est l'instinct sexuel.
  2. L'amour généreux : c'est le désir d'aider quelqu'un sans rien attendre en retour et sans vouloir que la personne aimée change quelque chose dans sa personnalité ou son comportement d'une manière que nous considérons comme souhaitable. Il inclut le désir que la personne aimée se libère de ses liens ou obligations, y compris celle de rendre l'amour reçu. C'est le type d'amour le plus rare et le plus noble.
  3. L'amour d'exploitation : c'est le désir d'être servi par l'être aimé.
  4. L'amour possessif : c'est le désir de garder l'être aimé attaché à soi et de limiter sa liberté d'être et de faire ce qu'il veut.
  5. L'amour économique : c'est le désir d'échanger quelque chose avec une certaine personne selon la formule "do ut des".
  6. L'amour grégaire : c'est le désir de renoncer à sa propre liberté pour appartenir à quelqu'un ou à une collectivité qui protège, aide, guide et déresponsabilise.
  7. L'amour esthétique : c'est l'envoûtement ou la fascination plus ou moins hypnotique que l'on subit face à la beauté.
  8. L'amour de compassion (empathique) : c'est le désir d'aider ceux qui souffrent et de soulager leur douleur, lorsque la vue de la souffrance d'autrui fait souffrir soi-même.
  9. L'amour reconnaissant : c'est le désir de récompenser la personne qui nous a fait du bien.
  10. L'amour de droit/devoir : c'est l'amour qui est considéré comme un droit ou un devoir en raison d'une promesse formelle (mariage) ou informelle.
  11. L'amour conformiste : c'est l'amour que l'on ressent parce qu'il est normal de le ressentir, que presque tout le monde le ressent et qu'il serait inhumain de ne pas le ressentir.
  12. L'amour masochiste : c'est le désir d'être abusé par la personne aimée.
  13. L'amour sadique : c'est le désir qu'une personne subisse nos mauvais traitements et ne puisse pas ou ne veuille pas se rebeller.
  14. L'amour de soi : c'est le culte de soi, le narcissisme, l'égoïsme pur.
  15. L'amour vain : c'est le désir d'une personne pour le prestige qu'elle peut nous conférer.
  16. L'amour amusant : c'est le désir d'une personne parce qu'elle nous divertit.
  17. L'amour rassurant : c'est le désir d'une personne parce qu'elle augmente notre estime de soi et nous fait sentir dignes d'être aimés.
  18. L'amour dépendant : c'est le fait de désirer une personne sans laquelle on pense ne pas pouvoir vivre.
  19. L'amour craintif : c'est l'amour que l'on ressent par crainte de représailles en cas d'absence ; l'amour envers Dieu, qui est imposé par la menace de l'enfer, appartient à ce type d'amour.
  20. L'amour réciproque : c'est le désir d'être désiré ; il est annulé dès que la personne aimée cesse de s'intéresser à nous.
  21. L'amour tarifé : c'est le désir d'obtenir des services sexuels sur la base d'un paiement monétaire, sans aucun autre engagement ou devoir.
  22. Amour présumé ou illusoire. C'est-à-dire la croyance que l'on aime alors que l'on n'est pas aimé, et la croyance que l'on est aimé alors que l'on n'est pas aimé.
  23. L'amour aveugle ou aberrant : c'est l'amour qui nous fait voir dans la personne aimée des choses qui n'existent pas et qui ne nous fait pas voir des choses qui existent.
  24. L'amour transformateur, qui nous fait transformer la personne aimée en une personne unique, irremplaçable, la meilleure possible pour nous.
  25. L'amour d'affinité : c'est l'amour pour ceux qui nous ressemblent (ou que nous croyons nous ressembler).
  26. L'amour d'amitié : c'est l'amour pour celui qui est (ou que nous croyons être) notre ami.
  27. L'amour curieux : c'est l'amour pour ce qui est nouveau et ce que nous sommes impatients de découvrir.
  28. L'amour instrumental : c'est l'amour pour ceux qui nous aident à résoudre un problème ou à atteindre un objectif.
  29. L'amour de la vérité et de la connaissance.
  30. L'amour de la liberté : le désir d'être toujours libre de choisir (de faire et de penser) ce que nous pensons être juste et/ou utile pour nous et pour les autres, sans subir de pression de la part de quiconque.
Dans une relation humaine, ces types d'amour sont normalement mélangés avec des intensités variables. En conclusion, l'amour est un mot utilisé pour désigner des choses très différentes, voire opposées. Un mot qui peut être utilisé pour mystifier et ennoblir le plaisir, le désir et le besoin d'avoir, de donner, d'interagir, d'appartenir, etc.

Da Il fatto quotidiano del 2 ottobre 2013:

Nella provincia di Yunnan le donne hanno il monopolio dell’autorità e amministrano l’economia, il matrimonio non esiste, l’amore è praticato liberamente e senza vincoli di convivenza. Poco dopo la pubertà le donne ricevono una stanza, dove potranno decidere di far entrare l'uomo che desiderano, per una sola volta o per mesi e anni.

Donne che hanno il monopolio dell’autorità e amministrano l’economia. Famiglie basate sulla madre, dove vivono le matriarche, i loro figli e figlie, i nipoti. Perché qui il matrimonio non esiste. E l’amore è praticato liberamente, senza vincoli di convivenza: durante la notte, quando uomini e donne si scelgono per stare insieme.

Non è un’utopia o un’invenzione, ma una comunità reale di cinesi, quella dei circa 25mila Mosuo, nel villaggio di Loshui, nella provincia cinese di Yunnan, all’estremo sud-ovest della nazione. “La più pura delle società matriarcali, un esempio di come può essere la realtà senza la presunta supremazia dell’uomo e senza l’oppressione che questa supremazia può esercitare”. Così la racconta il medico, fotografo e videoreporter argentino Ricardo Coler, autore di un volume, “Il regno delle donne. L’ultimo matriarcato“ (edito da Nottetempo), che si legge come un romanzo d’avventura. Dove si scopre che i rapporti umani potrebbero essere gestiti diversamente da come vengono gestiti generalmente. E che molte sofferenze – ad esempio quelle che ricadono sulla famiglia e sui figli a seguito di una separazione – potrebbero essere tranquillamente evitabili.

“Qui i pezzi sono disposti sulla scacchiera in modo differente. Al villaggio non c’è donna che sia priva di opportunità, che non sia degna di considerazione o che si trovi sottomessa all’arbitrio della società. A Loshui, il sesso femminile non è mai debole”. I muri colorati di rosso, azzurro e giallo fanno da cornice a un’organizzazione sociale completamente rovesciata rispetto ai canoni classici del rapporto uomo-donna: poco dopo la pubertà, infatti, le ragazze, attraverso una cerimonia di iniziazione, ricevono una stanza, un luogo privato dove potranno decidere di far entrare a tarda notte (la donna non si sposta mai), l’uomo che desiderano. Una presenza maschile segnalata solo da un il cappello davanti alla porta.Che sia per una volta sola o che duri mesi o persino anni, non importa:

Una sorta di “matrimonio ambulante” o meglio un legame amoroso – chiamato axia – radicalmente diverso da ciò che noi intendiamo e senza alcuna proprietà in comune. Ciascuno resta a vivere a casa sua, così che quando il legame si spezza le conseguenze sono meno pesanti: sull’uomo e sulla donne e sui figli eventualmente nati. I quali vivono nella famiglia della madre, curati – proprio come gli anziani – dalle nonne, le sorelle della madre ma anche gli zii, perché qui la figura del padre non esiste, tanto che è persino ininfluente sapere di chi è davvero dal punto di vista biologico. “Qui tutti curano tutti”, scrive l’autore.

Le donne lavorano, sempre e tanto, e al tempo stesso detengono il potere e i cordoni della borsa. Gli uomini svolgono lavori pesanti o umili, e intervengono nella grandi decisioni, ma solo quelle sporadiche, ad esempio quando si tratta di mediare tra vicini. Per il resto si riposano e giocano a carte. “La violenza in ogni sua manifestazione genera riprovazione, qualsiasi reazione sproporzionata è malvista”. Molto più centrale è l’innamoramento e la relativa sessualità, giocosa e libera, che i Mosuo non hanno mai pensato di porre – troppo instabile e complicata – come base della famiglia. “Per praticarla bisogna uscire dalla famiglia”, spiega Coler, così che il rischio di delusione è molto di più basso. “Le donne Mosuo professano la saggezza di quel che non c’è. È come se non sperassero di trovare, in un uomo, niente di diverso da ciò che trovano. E il sesso è sesso, senza che tremino le montagne e senza che nessuno si senta offeso”.

Dove le ombre di questo modello che, specie agli occhi delle donne e forse anche degli uomini occidentale, sembra risolvere naturalmente l’attrito tra la stabilità della famiglia e l’instabilità della sessualità? Secondo Coler ben poche: il rischio di incesto, formalmente proibito, visto che il padre spesso non è noto, anche se le unioni avvengono tra persone di pari età. L’assenza di una figura paterna forte, e con esso del complesso di Edipo, anche se gli uomini giocano e sono presenti con i bambini.

Niente di così tragico da spiegare come mai i Mosuo siano una minuscola minoranza culturale, mentre il mondo gira in senso opposto. Perché non è detto che il modello più diffuso sia anche quello che rende più felici. Non le donne, almeno.

di Elisabetta Ambrosi | 2 ottobre 2013

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