La vita sociale è come un susseguirsi di concerti musicali, dove si suona secondo certe tradizioni con un margine più o meno grande di libera interpretazione e improvvisiazione. Dove ci sono autori ed editori di spartiti, suonatori e cantanti, arrangiatori, direttori d’orchestra. Alcuni si specializzano in melodia, altri in armonia, altri in ritmo, i direttori indicano le variazioni di tempo e di intensità del suono, quelli che stonano o vanno fuori tempo (alcuni volontariamente, altri per scarsa capacità) vengono esclusi e restano disoccupati o vanno a costituire nuove scuole musicali che poi diventeranno tradizioni. Alcuni fanno i solisti (da soli o accompagnati), altri suonano o cantano in gruppo le stesse parti. E poi c’è il pubblico che paga, applaude o fischia. La musica cambia raramente, pochi sanno suonare e la maggior parte della gente ascolta, danza e sogna al suono delle musiche preferite, disprezzando o ignorando le altre. E poi ci sono alcuni che non si interessano per nulla di musica.