Arti e letterature, nella loro immensa varietà, hanno diverse funzioni, capacità, effetti, fini, usi. Possono essere usate per soggiogare o liberare, far godere o soffrire, insegnare o confondere, unire o dividere, incantare o svegliare, ingannare o demistificare, attrarre o spaventare, ammalare o guarire.
Arti e letterature hanno la capacità di evocare idee e sentimenti cioè di attivare parti della mappa cognitivo-emotiva dell’osservatore o lettore, simulando percezioni reali. Vedere una persona reale o vedere un suo ritratto, possono infatti attivare le stesse idee e sentimenti.
Un’opera d’arte o di letteratura è una composizione, cioè un insieme di elementi in una certa relazione tra loro, ognuno dei quali è in grado di attivare, inconsciamente e simultaneamente, uno o più elementi della psiche, suggerendo (e in certi casi sviluppando) connessioni logiche di identità, affinità o causa-effetto tra gli elementi stessi, ed evocando al tempo stesso sentimenti ed emozioni che dipendono dalla particolare mappa cognitivo-emotiva dell’osservatore o lettore.
In conseguenza di tali capacità, le opere d’arte e di letteratura, intese come composizioni figurative o testuali, possono essere usate al fine di influenzare e modificare la psiche di una persona verso uno stato desiderato, dal momento che esse possono stimolare e modificare le associazioni e reazioni cognitivo-emotive della persona stessa.
E’ dunque possibile usare arti e letterature anche a fini psicoterapici, a condizione che le composizioni artistiche e letterarie vengano scelte o costruite in modo opportuno, al fine di produrre cambiamenti favorevoli al benessere psichico del paziente.
Perché ciò avvenga, occorre prima di tutto individuare i problemi psichici del paziente, che consistono essenzialmente in desideri insoddisfatti, paure e conflitti, se si escludono problemi psichiatrici di origine fisico-chimica.
Successivamente, occorre trovare o creare composizioni figurative, testuali o miste (come, ad esempio, dei collages) in grado di evocare i problemi psichici già individuati e di attivare le risposte emotive corrispondenti. Questo permette di avere a disposizione un “laboratorio” o “realtà virtuale” in cui fare un training in cui le reazioni emotive possono essere volontariamente attivate dal soggetto al fine di studiare le reazioni stesse e di attenuarle o neutralizzarle, se necessario, mediante la ripetizione dell’osservazione o attivando simultaneamente, mediante apposite composizioni, risposte emotive di segno opposto. Questo si ottiene giustapponendo composizioni diverse, o osservando una composizione che comprende elementi che diano luogo a dissonanze cognitive, tali da produrre reazioni emotive conflittuali.
Si tratta, in altre parole, di mettere insieme, di vedere insieme, elementi cognitivamente ed emotivamente contrastanti, dove convivono il buono e il cattivo, il bello e il brutto, la fortuna e la sfortuna, il successo e l’insuccesso, l’amore e l’odio, la speranza e la disperazione ecc. relativamente a qualsiasi tema emotivamente problematico, in modo tale da neutralizzare risposte emotive estreme, eccessive, rozze, unidirezionali e favorire risposte più equilibrate, articolate, armoniose, concilianti.
E’ ciò che io chiamo “effetto sinottico” o “psicoterapia sinottica”.