Pronti alle prossime interazioni? – Sull’ansia sociale

Pronti alle prossime interazioni? – Sull’ansia sociale

Il mio inconscio (e probabilmente anche il vostro) si chiede spesso: “sono pronto a gestire in sicurezza le prossime interazioni con altri umani?”

Se la sua risposta è “non abbastanza”, allora l’inconscio può dar luogo a uno stato di ansia, e a una motivazione che mira a prepararsi nel modo migliore possibile per evitare che le prossime interazioni sociali causino danni irreparabili alla propria persona.

Quali possono essere i danni che un’interazione umana può causare ai suoi contraenti?

Cercherò di rispondere dal punto di vista dell’inconscio, ovvero seguendo le sue logiche, che sono diverse, cioè meno razionali, da quelle della coscienza.

Ebbene, a mio avviso, il danno di cui l’inconscio si preoccupa consiste soprattutto  in una valutazione sociale sfavorevole che l’altro potrebbe fare nei confronti del soggetto sulla base del suo comportamento, ovvero dei messaggi che il soggetto invia all’altro, incluse le sue risposte alle azioni dell’altro.

Infatti, quando due persone interagiscono, ciascuna di esse valuta (o giudica) le azioni dell’altra, tra cui le proprie reazioni alle azioni dell’altra. Come conseguenza di tali valutazioni, nel peggiore dei casi, può accadere non solo che l’altro decida di non interagire più col soggetto, ma che “diffami” il soggetto, cioè parli male di esso presso altre persone. Questo comporterebbe il rischio, dal punto di vista dell’inconscio, dell’emarginazione dalla comunità, ovvero della morte civile del soggetto.

Per evitare tale emarginazione, il soggetto che soffre di ansia sociale può essere indotto a immaginare, cioè a simulare mentalmente, interazioni con persone che potrebbe incontrare, per decidere come presentarsi all’altro, cosa rivelare e cosa nascondere di sé, cosa dire e cosa non dire, cosa proporre e cosa non proporre, cosa accettare e cosa rifiutare, e come reagire a particolari comportamenti dell’altro nei suoi confronti.

Il problema è che le interazioni sociali non avvengono secondo un copione noto, ma sono imprevedibili, per cui l’ansia sociale non può essere facilmente superata da un esercizio di immaginazione.

Certe persone tendono a comportarsi in modo gentile e rispettoso con chiunque, qualunque cosa l’altro faccia o dica, mentre altre persone sono sospettose e inclini a mettersi in posizione ostile nei confronti di coloro che non corrispondono ai propri valori morali, intellettuali o estetici.

Il rischio è infatti proprio questo: di trovarsi in disaccordo, in conflitto, e di non saper nascondere né gestire il disaccordo e il conflitto se non in modo aggressivo, e questa eventualità non fa che aumentare l’ansia.

Quali consigli dare a chi soffre di ansia sociale?

Il primo consiglio è di leggere il presente articolo affinché capisca la  causa e la dinamica inconscia della sua ansia.

Il secondo consiglio è di immaginare di incontrare persone antipatiche e di interagire con esse senza che l’antipatia prenda il sopravvento. Infatti, l’antipatia dà facilmente luogo ad aggressività, specialmente nella forma di un disprezzo più o meno esplicito.

Questo è dunque l’obiettivo: restare sereni anche di fronte a persone antipatiche, malvagie, che ci giudicano male, che ci svalutano e ci disprezzano, che vorrebbero danneggiargi o vederci soffrire, che si sentono superiori a noi e che vorrebbero umiliarci o asservirci. Insomma, restare tranquilli di fronte a scenari in cui l’altro ci umilia in qualsiasi modo.

Questo esercizio mentale corrisponde alla “terapia di esposizione”, un tipo di psicoterapia in cui si cerca di esporre frequentemente il paziente, con il suo consenso, a situazioni (in forma di performance teatrali o cinematofrafiche, immagini, parole scritte o pronunciate ecc. ) che risvegliano la sua ansia, finché questa non si riduce spontraneamente a livelli “sani”.

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