Uno dei bisogni umani più forti è quello di unità, ovvero di sacro. Il sacro è infatti ciò che è talmente unito che qualsiasi separazione o divisione gli farebbe perdere la sacralità, ovvero, lo profanerebbe.
Sacro è dunque ciò che non può essere analizzato, razionalizzato, ragionato, spezzato, suddiviso, separato, disgiunto. Il sacro è l’Uno, e non ammette alternative, contrapposizioni, differenze o pluralità. E’ l’unione perfetta, la fusione unitaria, l’omogeneità, la perfetta integrazione. E’ irrazionale non nel senso dell’errore, ma della impossibilità di essere razionalizzato.
Indipendentemente dalla sua effettiva esistenza, l’Uno esiste come bisogno.
Quando nasciamo, non riusciamo a distinguere alcunché, nemmeno il nostro corpo da quello della madre o nutrice. Il mondo ci appare indistinto, ovvero un unico corpo o sostanza da cui non è possibile distinguere o separare nemmeno il soggetto. Ma col passar del tempo, le esperienze e l’educazione ci insegnano a dividere il mondo in oggetti sia concreti che astratti, cominciando col separare noi stessi dal resto del mondo. Man mano che la mente si sviluppa, cresce il numero di entità che vengono estratte dalla iniziale massa indistinta. Ogni parola, ogni forma, ogni essere vivente è così distinto dal resto del mondo.
La capacità di dividere la realtà in entità separate e delimitate, e di pensare in modo razionale (ovvero tenendo conto di oggetti e simboli distinti, con diversi significati e valori) è una delle caratteristiche principali che distinguono l’Homo Sapiens dagli altri animali, e il nostro vanto come specie suprema. Tuttavia questo meraviglioso e potentissimo meccanismo presenta degli inconvenienti. E’ stressante perché complesso e conflittuale. Rende il mondo difficile da usare, ci offre troppe opzioni ognuna con i suoi vantaggi e svantaggi, tanto che è difficile scegliere responsabilmente cosa fare. E il rischio di sbagliare aumenta col numero delle opzioni e la complessità del “sistema”.
Allora, quando lo stress e l’angoscia della complessità e della conflittualità raggiunge un certo livello, inconsciamente desideriamo tornare indietro nel tempo, a quando la nostra percezione del mondo era molto più semplice, le cose erano per lo più indistinte e in quantità minore, le scelte più facili, il bene e il male chiaramente distribuiti in due semi-mondi ed eravamo accuditi da persone onnipotenti che pensavano e sceglievano per noi.
Il bisogno di unità, ovvero di sacro, corrisponde dunque al desiderio inconscio di tornare allo stato fetale o infantile, anche se negli adulti esso viene mistificato da religioni e filosofie pseudo-religiose.
Presa coscienza del nostro profondo bisogno di una sacra unità, non dobbiamo reprimerlo per timore di essere irrazionali, immaturi o schizofrenici. Cerchiamo invece di soddisfarlo periodicamente attraverso una religione o una meditazione, oppure lasciandoci affascinare dalla bellezza di cose e persone, dalla poesia o da forme artistiche. L’opera d’arte ben riuscita è infatti quella che ci offre visioni perfettamente integrate, dove ogni parte è in relazione armoniosa con tutto il resto.
Visto che non possiamo rinunciare alla nostra razionalità senza gravi conseguenze sul piano pratico, conviene dunque alternare momenti di riflessione razionale con il culto di una sacra unità.