Quando uno dice qualcosa, quella cosa non deve essere presa come compiuta e autosufficiente. Ogni cosa che viene comunicata ha un significato che si può capire solo in relazione ad una grande quantità di supposizioni, condizioni e nozioni di base a cui essa fa implicito o esplicito riferimento, prima fra tutte il significato letterale delle singole parole usate, ricavabile, ma non sempre e non sempre facilmente, dai dizionari linguistici.
In altre parole, chi fa un discorso, presuppone che l’uditore condivida certe cognizioni di base, senza le quali il discorso non avrebbe senso o non potrebbe essere considerato veritiero o valido.
Per quanto detto sopra, il problema più diffuso nella comunicazione, il fraintendimento, è spesso dovuto non tanto ad una cattiva comprensione del significato delle parole o frasi comunicate, ma ad una non sufficiente condivisione della struttura cognitiva generale di cui le cose dette fanno parte e che suppongono.
Di conseguenza, per migliorare la comunicazione, andrebbero studiate e confrontate le strutture cognitive generali dei comunicanti, più che analizzare il significato dei singoli messaggi scambiati.