Esempi di linguaggio filosofico astruso

Esempi di linguaggio filosofico astruso

Non bisogna meravigliarsi se la filosofia non è popolare. Ecco come si esprimono due autori annoverati tra i massimi filosofi del nostro tempo.

“L’Esserci non è soltanto un ente che si presenta fra altri enti. Onticamente, esso è piuttosto caratterizzato dal fatto che, per questo ente, nel suo essere, ne va di questo essere stesso. La costituzione d’essere dell’Esserci implica allora che l’Esserci, nel suo essere, abbia una relazione d’essere col proprio essere. Il che di nuovo significa: l’Esserci, in qualche modo e più o meno esplicitamente, si comprende nel suo essere. È peculiare di questo ente che, col suo essere e mediante il suo essere, questo essere è aperto ad esso. La comprensione dell’essere è anche una determinazione d’essere dell’Esserci. La peculiarità ontica dell’Esserci sta nel suo esser-ontologico.” [Heidegger – Essere e Tempo]

“L’essere della coscienza, in quanto coscienza, è tale da esistere a distanza da sé come presenza a sé; questa distanza nulla che l’essere porta nel suo essere, è il nulla. Ne viene che affinché esista un sé, occorre che l’unità di questo essere comporti il suo proprio nulla come nullificazione dell’identico. Il per-sé è l’essere che si determina esso stesso ad esistere come tale da non poter coincidere con sé stesso. Così il nulla è questo buco d’essere, questa caduta dell’in-sé in quel sé in virtù di cui si costituisce il per-sé. Il nulla è la messa in questione dell’essere da parte dell’essere, cioè proprio la coscienza o per-sé.” [Sartre – L’Essere e il Nulla]

Citazioni tratte dall’articolo del filosofo Giovanni Gaetani: “La filosofia contro se stessa. Albert Camus, o un filosofo fuori dalla filosofia” che consiglio a tutti di leggere.

Ed ecco alcuni passi del saggio di Cacciari “Drammatica della prossimità”.

«Anche questo mandatum è pleroma, non katalysis della Legge, salvezza del nomos stesso nel suo radicale rinnovarsi».

«Il Signore si ab-solve e si ad-prossima, senza mai che la relazione possa risolversi in astratta identità, in Unum est. L’Uno è Unus ed ek-siste, patibilis et patiens…Ma se il Sé non diventa capace di odiare la propria philautia (ed in ciò consiste il significato autentico di metanoia, di conversio), di fare esegesi di sé al prossimo…? ».

«Il Figlio che è uomo, noi, i figli, nel cuore del Theós Agape. La sua sovrabbondanza, il suo essere Agathós, potremmo dire, custodisce in sé ab aeterno tutti i loro pathemata. Dio è proximus perché plesios in sé – e per questo può essere vinto d’amore per il plesios che incontra e invocarne la philia».

E che dire della prosa del sommo Hegel?

“Il signore è la coscienza essente per se. Non si tratta più soltanto del concetto della coscienza essente-per -sé, bensì della coscienza che è per sé in quanto mediata con sé da un altra coscienza ; e all’essenza di quell’altra coscienza appartiene l’essere sintetizzata con un essere autonomo, cioè con la cosalità in generale “. [da Fenomenologia dello spirito]

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