Ci sono “operatori culturali” (autori, interpreti, giornalisti, editori ecc.) che devono il loro successo al loro ruolo di “assolutori”. Essi infatti, con i loro discorsi, cono le loro particolari narrazioni, dicono al loro pubblico (un pubblico selezionato e con particolari caratteristiche) che essi appartengono ai buoni, ai giusti, ai saggi, alle vittime della stupidità e malvagità altrui. Dicono, in altre parole, proprio ciò che le persone hanno bisogno di sentirsi dire, perché ognuno ha soprattutto bisogno di essere assolto dalle colpe che l’umanità, da quando esiste, non fa che attribuire agli “altri” diversi da “noi”, ai comuni “nemici”. La colpa è sempre stato uno strumento di potere politico e religioso.