Imita il prossimo tuo migliore di te. Questo potrebbe essere il motto di una nuova, e apparentemente semplice etica. Tuttavia il significato di “migliore” (cioè di “buono”) è vago e soggettivo. Per di più si tratta di un aggettivo comparativo e gli umani non amano essere giudicati e tanto meno confrontati con altri se c’è il minimo rischio che il giudizio sia loro sfavorevole. Il risultato di questa impasse etica è che ciascuno pensa di essere quanto di meglio possa diventare, di fare quanto di meglio possa fare, e non è spinto a migliorare e a fare meglio. Di conseguenza la società non migliora eticamente a meno che non vi sia costretta da forze politiche o religiose, o da un aumentato benessere materiale, dal momento che l’egoismo e la malvagità sono direttamente proporzionali alla scarsità di risorse disponibili per tutti.