Imparare a fantasticare – Il potere dell’immaginazione

Imparare a fantasticare – Il potere dell’immaginazione

Vorrei imparare a fantasticare, a immaginare cose irreali ma verosimili. Vorrei poter inventare storie di personaggi più o meno simili a me, uomini e donne di ogni età e condizione sociale, temperamento e carattere. Situazioni diverse, in luoghi e tempi tra i più diversi, nel passato, presente e futuro. Gesti e azioni, pensieri, sentimenti ed emozioni di ogni specie. Forme, colori, suoni, norme, macchine, strumenti, linguaggi, riti, valori, motivazioni, intenzioni, esiti ed eventi di ogni tipo, casuali e non casuali.

Ma mi sento inibito a farlo. Perché? Temo forse che le storie che potrei produrre sarebbero brutte, noiose, patetiche, o farebbero scandalo e causerebbero la mia espulsione dalla società o dalla mia comunità elettiva interiore? A chi potrebbero dispiacere le mie fantasie? Ai miei genitori interiorizzati? Ai miei amici? A Dio? Quali perversioni e follie potrebbero scatenare in me? Come cambierebbero la mia immagine sociale? Rischierei di diventare un perdente?

D’altra parte mi sento attratto dall’idea di riuscire a inventare storie. Quali benefici e gioie potrei ricavarne? A chi potrebbero piacere?

Vorrei poter immaginare storie di amore e odio, rispetto  e disprezzo, umiltà e arroganza, vittorie e sconfitte, rivoluzioni, ribellioni e sottomissioni, illuminazioni e perdizioni, malattie e guarigioni, conflitti e pacificazioni, fedeltà e tradimenti, vergogna, perdono, punizioni, vendette, pentimenti, disperazione, speranza, tristezze e gioie. Chi me lo impedisce?

Potrei scrivere la storia di un uomo o donna, o di un uomo e una donna che volevano imparare a fantasticare e scrivere novelle e romanzi, e che alla fine si incontrano e si sposano. Un romanzo di formazione.

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