Tema immenso, difficile e importantissimo, perché io credo che la nostra felicità dipende dalla qualità delle nostre relazioni sociali.
In tal senso io vorrei affrontare questo tema in termini di qualità delle relazioni sociali, ovvero in termini di rispondenza della stesse rispetto ai nostri bisogni.
In altre parole, l’evoluzione delle nostre relazioni sociali rende le stesse più o meno soddisfacenti rispetto ai nostri bisogni? E perché?
Ovviamente la risposta a questa domanda non può prescindere da una valutazione delle proprie relazioni sociali in termini di soddisfazione dei bisogni, per cui possiamo essere indotti a mantenere un certo riserbo, e a parlare in termini vaghi riferendoci alle relazioni sociali altrui. Il tema costituisce dunque una sfida tra soggettività e oggettività, cioè tra esperienza soggettiva e personale, e osservazione dei comportamenti altrui in cui non si è coinvolti.
Siamo inoltre tentati di generalizzare le proprie esperienze personali, vale a dire, ad attribuire ad altri esperienze simili alle proprie.
Bauman ha coniato e reso famoso il concetto di “società liquida”, che esprime bene l’evoluzione delle relazioni sociali, nel senso che esse sono sempre meno rigide, e i legami sociali sempre più deboli e precari, ma al contempo, più liberi, meno impegnativi, e più selettivi.
Io credo che l’evoluzione delle nostre relazioni sociali renda sempre più evidente un paradosso sociologico ed esistenziale riguardante la libertà individuale.
Ritengo infatti che l’evoluzione tecnologica e culturale, e la globalizzazione, abbiano come effetto una crescente libertà per quanto riguarda la mobilità fisica di persone e merci, le comunicazioni, l’istruzione, l’informazione, i costumi, gli stili di vita, i legami affettivi, i diritti civili, i rapporti economici, la moralità, le ideologie, ecc., ampliando in ognuno di questi campi le nostre possibilità di scelta.
Il paradosso consiste nel fatto che tale aumento di libertà, cioè di opzioni, se da una parte accresce le potenzialità di ciascun individuo, dall’altra aumenta la sua incertezza e le sue responsabilità. Infatti, più siamo liberi, più siamo responsabili dell’uso che facciamo della libertà che ci è data.
Ne consegue, tra l’altro, che, in caso di insuccesso, l’individuo tende a credere che la colpa del fallimento sia solo sua.
Prendiamo ad esempio i rapporti amorosi. Le nuove libertà e le nuove opzioni tecnologiche rendono sempre più facile la sostituzione di un partner con un altro presumibilmente più adatto, per cui i legami affettivi sono sempre più labili.
Inoltre si tende ad evitare di legarsi in modo troppo impegnativo, proprio perché si cerca di mantenere la propria libertà di scelta.
Infatti, oggi è sempre più vero che l’amore non è un dovere, né un diritto, e la sua stabilità è inversamente proporzionale alla libertà di cambiare partner. Infatti, ciò che rende una relazione stabile è l’idea che il proprio partner sia difficilmente sostituibile con uno più adatto, ovvero che sia il migliore ottenibile.
Osserviamo, a tal proposito, il grande successo dei servizi online di “dating”. Oggi l’uso di questi servizi è considerato normalissimo anche da parte delle persone più attraenti, mentre fino a pochi decenni fa veniva considerato l’ultima possibilità per persone incapaci di trovare un partner in modo “naturale”.
Più in generale, direi che le nostre relazioni sociali soffrono sempre di più dell’imbarazzo della scelta, e del timore di fare scelte non ottimali, in ogni campo. Infatti la scelta è tanto più facile e tanto meno responsabilizzante quante meno sono le opzioni a disposizione.
Un altro effetto della nuova libertà è la maggiore differenziazione degli individui, che possono adottare ideologie e stili di vita molto diversi, vecchi e nuovi. Questo fatto, se da una parte è liberatorio rispetto alle angustie dei conformismi tradizionali, d’altra parte diminuisce la propensione degli individui ad unirsi e organizzarsi per sostenere cause comuni, sia politicamente che culturalmente. Assistiamo infatti ad un crescente disimpegno sociale.
Vorrei inoltre accennare al fatto che il declino delle religioni e l’allentamento della repressioni sessuale ha comportato l’abbattimento di principi morali tradizionali che non sono stati sostituiti con nuovi principi più razionali e adatti ai nostri tempi. Ciò, a mio avviso, sta causando una crescente amoralità (più che immoralità) nelle relazioni sociali, contribuendo in tal modo alla loro precarietà.
Non mi sembra realistico guardare nostalgicamente al passato e cercare di ripristinare certe tradizioni morali. Tuttavia non saprei fare previsioni per il futuro.
Potrebbe succedere che questo trend libertario e libertino porti ad una disintegrazione della nostra società a vantaggio di popolazioni culturalmente più tradizionali, oppure, come effetto del crescente disagio della nostra civiltà potrebbero nascere movimenti filosofici o religiosi in grado di proporre nuovi valori di tipo spirituale e/o razionale, tali da rendere le relazioni sociali più stabili e soddisfacenti rispetto ai bisogni umani fondamentali, conciliando la libertà di scelta con l’impegno morale.
Sullo sfondo resta l’eterna e forse inconciliabile antinomia tra il bisogno di appartenenza sociale e di cooperazione da una parte, e il bisogno di libertà, di differenziazione e di competizione dall’altra.
Riuscire a soddisfare in modo equilibrato entrambi i bisogni è la sfida filosofica e psicologica fondamentale che incombe su ognuno di noi umani.