Individuo e comunità – libertà, dominio e appartenenza

Individuo e comunità – libertà, dominio e appartenenza

(Introduzione al caffè filosofico del 3/11/2022 sul tema «Individuo e comunità – libertà, dominio e appartenenza»)

Un essere umano non può fare a meno degli altri. In altre parole, noi umani siamo tutti interdipendenti, nel senso che per soddisfare i nostri bisogni abbiamo bisogno della cooperazione di un certo numero di altri. Coloro che riescono a sopravvivere in un perfetto isolamento sociale costituiscono rare eccezioni, e comunque, il loro isolamento può essere da essi tollerato solo dopo un lungo periodo passato a contatto con altri umani.

Una comunità consiste in un insieme di relazioni tra esseri umani accomunati da una certa lingua e da certe regole di convivenza, grazie alle quali è possibile la cooperazione indispensabile per la loro sopravvivenza e la soddisfazione dei loro bisogni.

Appartenere ad una comunità implica dunque sia il possesso della comune lingua, sia il rispetto delle regole di convivenza che caratterizzano la comunità stessa. Vale a dire che coloro che appartengono ad una comunità non sono liberi di comportarsi in modi che infrangono le regole stesse,o di comunicare usando una lingua incomprensibile per gli interlocutori.

In altre parole, l’appartenenza ad una comunità implica una limitazione della propria libertà, nel senso del rispetto degli obblighi e dei divieti che costituiscono le regole di convivenza della comunità stessa.

Una comunità può essere costituita da comunità più piccole, e un individuo può appartenere a diverse comunità, come uno stato, una famiglia, un’organizzazione, un’azienda, un’associazione, un club, una comitiva, una chiesa ecc.

In certi casi un individuo può scegliere liberamente le comunità a cui desidera appartenere; in altri casi l’appartenenza è involontaria, e in casi estremi, obbligatoria e non modificabile. 

Quando le regole di convivenza di una comunità sono troppo stringenti rispetto ai bisogni e ai desideri di un individuo, questo si sente dominato, prevaricato  o oppresso da essa. Tuttavia il sentimento di oppressione è soggettivo, nel senso che in una stessa comunità, tale sentimento può essere provato solo da alcuni, e in diversa misura.

L’appartenenza ad una comunità implica un certo status (in termini di poteri e/o di prestigio). Le due cose sono collegate. Infatti, tanto minore è lo status con il quale si appartiene ad una certa comunità, tanto più debole è l’appartenenza e tanto maggiore il rischio di emarginazione e di esclusione dalla comunità stessa. Inoltre, quasi sempre uno status più alto implica una maggiore libertà e un minore senso di oppressione, e viceversa.

Per concludere, credo che faremmo bene ad analizzare criticamente le regole di convivenza delle comunità a cui apparteniamo, a chiederci quanto esse siano compatibili con i nostri bisogni e desideri, quanto siano per noi oppressive, quanto siano produttive o controproducenti in termini di cooperazione, e quanto possano essere migliorate in termini di soddisfazione dei bisogni nostri e altrui. Una volta risposto a tali domande, resta da chiedersi cosa possiamo fare per migliorare la situazione, se migliorabile, e se sia opportuno migrare verso una comunità più adatta a noi.

 

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