La logica dei teologi è questa: siccome la sacra scrittura è indiscutibilmente buona, giusta e vera (altrimenti non la definiremmo sacra) allora, quando leggiamo brani esplicitamente cattivi, ingiusti e falsi, dobbiamo assumere che queste qualità ripugnanti siano solo apparenti, e che vi sia un modo di interpretare il testo in modo che ciò che è cattivo si dimostri buono, ciò che è ingiusto si dimostri giusto, ciò che è falso si dimostri vero.
I teologi sono fantastici arrampicatori su specchi, ma se si parte dall’assioma che siano persone rispettabili e sapienti, allora dobbiamo credere nelle loro acrobatiche interpretazioni.
Per il credente Dio è un punto di partenza, un assioma. Per l’ateo è un punto di arrivo a cui non si arriva mai.