Una logica (cioè un pensiero, giacché un pensiero è sempre un esercizio logico) definisce certe classi di enti, stabilisce l’appartenenza di certi enti a certe classi e trae le “logiche” conseguenze cognitive ed emotive nella considerazione degli enti considerati.
“Essere” significa infatti “appartenere” a certe classi, e può essere coniugato nelle sei persone grammaticali come segue.
- Io appartengo a certe classi, dunque io sono certe cose.
- Tu appartieni a certe classi, dunque tu sei certe cose.
- Esso/essa appartiene a certe classi, dunque esso/essa è certe cose.
- Noi apparteniamo a certe classi, dunque noi siamo certe cose.
- Voi appartenete a certe classi, dunque voi siete certe cose.
- Essi/esse appartengono a certe classi, dunque essi/esse sono certe cose.
Ogni essere vivente costruisce le sue classi secondo le proprie esperienze e i propri interessi, e le usa secondo i propri bisogni e desideri.
Le classi sono gli elementi logici fondamentali di ogni modello di pensiero, giacché il pensiero non è normalmente libero, ma segue dei modelli logici.
Allo scopo di diffondere e condividere una certa conoscenza della realtà, le culture e le scienze tentano di costruire classi universali, cioè modelli di “verità” uguali per tutti, e non mutevoli, ma le classi che propongono sono tra loro discordi, incomplete, fallibili, favoriscono interessi particolari più o meno onesti, e sono in continua evoluzione. Ciò avviene perché le classi sono prodotte e usate da menti umane per soddisfare i bisogni dei propri corpi, secondo le proprie esperienze.
Chiediamoci dunque quanto siano valide ed efficaci le classi che usiamo quando pensiamo, rispetto alla soddisfazione dei bisogni nostri e altrui.