Pensiero lineare vs. complessità della realtà

Pensiero lineare vs. complessità della realtà

Il pensiero è lineare, ma la realtà è reticolare.

Prendiamo ad esempio le relazioni tra due persone A e B. Il pensiero lineare considera le azioni di A verso B e le conseguenze di tali azioni su B, ovvero una “linea” causale da A a B. Per esempio, A minaccia B di punirlo (o che sarà punito da un terzo, o da una divinità) se non fa una certa cosa, e la minaccia produce un certo effetto (temporaneo o permanente) sulla mente di B. Eventualmente la linea prosegue tra B e una terza persona C e così via.

Il pensiero circolare (o complesso) considera invece un anello, o maglia di una rete, in cui si vede che all’azione di A verso B segue una reazione di B verso A che può modificare il modo in cui A agisce verso B. È ciò che comunemente chiamiamo “feedback”. E’ difficile capire quanto il comportamento di A verso B dipenda solo da A stesso e quanto dipenda dal feedback di B verso A. Stiamo dunque parlando di relazioni ad anello, o “circolari” in cui il flusso di andata e ritorno potrebbe essere interminabile.

Le relazioni sono sempre circolari, a meno che B non sia totalmente incapace di reagire. Ma la cosa non finisce qui. Nelle relazioni tra due persone sono sempre coinvolti dei terzi, sia in forma di individui reali, sia in forma di influenze culturali. Dobbiamo considerare dunque non solo A e B, ma anche C, C’, C’’ ecc., che giudicano la relazione tra A e B e con il loro giudizio (reale o presunto da A e da B) la influenzano. Mi riferisco alle teorie dell’equilibrio cognitivo di Fritz Heider, e della dissonanza cognitiva di Leon Festinger.

Dobbiamo allora considerare che il comportamento di A verso B ha diverse cause che intervengono simultaneamente, tra cui: gli interessi e i bisogni spontanei di A, il feedback di B verso A, l’influenza della cultura in cui A e B vivono, il giudizio favorevole o sfavorevole (reale o presunto) di terzi, ognuno dei quali può costituire una linea di ritorno verso A e/o verso B che va ad influenzare i loro comportamenti l’uno verso l’altro. Abbiamo dunque tanti triangoli: A-B-C, A-B-C’, A-B-C’’ in numero imprecisato, oltre al grande triangolo A-B-Cultura. 

Un altro esempio: la politica. Il pensiero lineare considera spesso il governo come responsabile del benessere o del malessere della popolazione, per cui gli elettori licenziano i governi sotto i quali la loro situazione è peggiorata, e si affidano a nuovi partiti che ancora non hanno governato, ma promettono di governare meglio dei precedenti. Il pensiero complesso, invece, considera che il benessere della popolazione ha molte cause, molte delle quali sono indipendenti dall’azione del governo, ovvero cause su cui il governo non può incidere. 

D’altra parte i partiti di governo non solo devono cercare di risolvere i problemi della popolazione, ma anche prendere provvedimenti demagogici che anziché risolvere i problemi dei cittadini, servono a illuderli che il governo stia facendo i loro interessi. Infatti c’è un ritorno dai cittadini verso i politici (attraverso il voto) in una relazione circolare, aggravata dal fatto che i cittadini vedono per lo più solo i propri interessi egoistici, mentre i politici devono cercare di soddisfare gli interessi di diverse parti spesso in conflitto, tra cui i propri.

Anche in questo caso le relazioni sono triangolari, perché il modo in cui una persona vota per un certo partito, è giudicato da terzi, e il giudizio dei terzi può influenzare il loro voto, specialmente quando è in gioco l’appartenenza ad una certa comunità caratterizzata da un certo orientamento politico.

Spero di aver chiarito cosa intendo per realtà reticolare. Ovvero un’infinità di relazioni circolari e triangolari che si influenzano reciprocamente. Volendo estremizzare, oserei dire che ogni elemento è, almeno potenzialmente, in relazione (circolare e triangolare) con tutti gli altri.

E’ ovvio che il pensiero non può tener conto della infinita complessità di tali relazioni e deve semplificare la realta per poterla gestire, ovvero deve ridurla a poche linee relazionali. Infatti non possiamo pensare più di poche cose alla volta a causa dei limiti della parte cosciente del nostro cervello. Ma l’importante è non illudersi di pensare in modo esaustivo.

Il pensiero è sempre parziale sia nel senso dell’incompletezza, sia nel senso della preferenza per certe linee piuttosto che altre che vengono trascurate o ignorate per effetto di bias cognitivi.

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