Ogni umano è soggetto al giudizio altrui, dato che ogni umano giudica ogni altro umano. Tale giudizio è dovuto al fatto che noi umani siamo interdipendenti e dobbiamo scegliere con chi interagire e come interagire, e tale scelta è funzione di come giudichiamo gli altri.
Infatti il modo in cui giudichiamo una certa persona consiste nella risposta alla domanda: che probabilità ci sono che se io interagissi con quella persona ne otterei dei benefici (materiali o spirituali)?
Ciò premesso, ogni volta che incontriamo qualcuno o che ci esponiamo pubblicamente, ci sottoponiamo al giudizio di chi ci vede. È naturale che desideriamo ottenere un giudizio favorevole, e perciò facciamo tutto il possibile a tale scopo (purché il prezzo da pagare non sia troppo alto).
Perciò, anche quando siamo soli, ci prepariamo all’incontro con gli altri, e al giudizio che gli altri avranno nei nostri confronti. In tal senso non siamo mai soli, data la presenza virtuale, nella nostra mente, di coloro che incontreremo e che ci giudicheranno.
Prepararci all’incontro con gli altri, e al loro giudizio implica decidere come presentarci a loro, cioè quale immagine desideriamo che abbiano di noi. La nostra cosiddetta “identità sociale” è appunto l’immagine e il conseguente giudizio che gli umani hanno l’uno di ogni altro, e di se stessi.
Prepararsi all’incontro con gli altri implica stabilire cosa mostrare, cosa nascondere, cosa fingere della nostra persona e della nostra storia, per ottenere un giudizio il più possibile favorevole.
Questa determinazione può essere difficile e dolorosa, specialmente per coloro che considerano la sincerità una virtù e soffrono quando non possono essere sinceri.
Dovremmo allora chiederci: se io mi mostrassi esattamente come sono, senza nascondere né simulare alcunché (del mio passato, del mio presente e delle mie intenzioni per il futuro), come mi giudicherebbero gli altri?
Io, per esempio, credo che il giudizio sarebbe sfavorevole, in quanto sarei accusato di arroganza e presunzione. Questa previsione non mi dà pace.