A mio parere, il comportamento di qualsiasi essere vivente è programmato, anche se non siamo in grado di leggere e tanto meno di scrivere intelligentemente, consciamente e con precisione tali programmi. In tal senso, l’apprendimento di qualunque processo di comportamento implica la programmazione di parti della mente che lo regolano, sopra il substrato di programmazione di base costituito dal codice genetico.
Per comportamento non intendo soltanto le azioni esteriori di un essere vivente, ma anche tutto ciò che avviene al suo interno, e che può interagire con ciò che avviene all’interfaccia del corpo con l’esterno. Intendo quindi, per quanto riguarda l’uomo, anche l’attività pensante e la coscienza, nei suoi aspetti cognitivi, emotivi e motivazionali, tra cui i meccanismi della volontà e della scelta, i quali non sono casuali, ma seguono le “logiche” di certi programmi. Infatti un programma può essere definito come una serie di passi logici condizionati di comportamento che tendono al raggiungimento di uno o più scopi.
La psicologia dovrebbe occuparsi di ricercare le forme e le modalità della programmazione della mente umana al fine di migliorarne i programmi rispetto alla soddisfazione dei bisogni dei soggetti in cui essi operano.
I programmi mentali sono scritti presumibilmente nei neuroni con le loro interconnessioni, ma non sappiamo ancora dove né come, e a tale riguardo possiamo solo fare illazioni, supposizioni e ipotesi approssimative e grossolane più o meno efficaci rispetto al fine suddetto.
Io suppongo che tra qualche secolo, se la specie umana non sarà estinta, l’uomo sarà riuscito a leggere e a scrivere con precisione il linguaggio di programmazione della sua mente. Speriamo che userà con saggezza tale capacità.