Una delle idee più violente da sempre in circolazione è quella espressa da Gesù quando dice “Chi non è con me è contro di me” (Vangeli di Luca 11,14-23 e Matteo 12,30-40).
Questa idea è talmente diffusa (consciamente o inconsciamente), anche al di fuori dei contesti religiosi, che mi chiedo se non sia scritta nel DNA dell’Homo Sapiens. Secondo me essa è corresponsabile del perdurare dell’ignoranza, delle guerre e dell’incomprensione in ogni popolazione.
Non c’è bisogno di esempi per capire che chi non segue i costumi di una comunità viene facilmente considerato come nemico (potenziale o attuale) della stessa da parte degli altri suoi membri, ed è difficile negare che tendiamo (consciamente o inconsciamente) a percepire come una minaccia coloro che la pensano in modo diverso da noi su questioni logiche, etiche o estetiche.
Se coltiviamo l’idea che “chi non è con me è contro di me”, esercitiamo una continua violenza verso tutti gli altri, in quanto quell’idea sottintende che considereremo nostro nemico (e lo tratteremo come tale) chiunque, conoscendo le nostre idee, sia in disaccordo con esse.
Questa idea nefasta si basa sul principio aristotelico di non contraddizione, per cui se ciò che io affermo è vero, ogni idea contraria alla mia affermazione è falsa, oppure è vero il contrario e quindi la mia idea è falsa. Ne consegue che se uno afferma di non essere d’accordo con le mie idee, è come se dicesse che io dico il falso, e perciò lo percepisco come bugiardo e calunniatore, quanto basta per fare dell’altro un nemico mio e/o della mia comunità e per usare un atteggiamento aggressivo o difensivo nei suoi confronti.
Per non farci intrappolare dalla logica violenta del principio di non contraddizione dovremmo dunque abituarci a pensare che la verità ha mille volti, anche contraddittori, e che non esiste “la ragione”, ma esistono ragioni diverse, e che “chi non è con me non è necessariamente contro di me”, e insegnarlo ai nostri figli e ad ogni altra persona che siamo in grado di influenzare.