Il nostro modo di pensare, i contenuti dei nostri pensieri possono essere più o meno sani, ovvero realistici, utili al nostro benessere e al raggiungimento dei nostri fini, e tali da permettere una convivenza pacifica e cooperativa con gli altri. Tuttavia, poche sono le persone che si interrogano sulla qualità dei propri pensieri, e ancora meno quelle che cercano di migliore il proprio modo di pensare mediante strumenti come lo studio, la riflessione o la psicoterapia.
Esistono tendenze ideologiche religiose o spiritualistiche che considerano il pensare (ovvero il ragionare) un ostacolo alla crescita spirituale e al benessere personale, e invitano i propri seguaci a “pensare di meno” con l’aiuto di particolari tecniche di meditazione (o preghiera) e una letteratura orientata in tal senso.
Le pratiche di riduzione del pensiero hanno un certo successo, cioè alleviano effettivamente i disagi di chi le pratica. Ciò è coerente col fatto che, ad una persona esclude che i propri pensieri siano migliorabili, non resta che la scelta tra pensare o non pensare a certe cose. Ne consegue che a chi sa di pensare in modo non sano e non ha intenzione né la capacità di migliorare il proprio modo di pensare, conviene effettivamente pensare il meno possibile.