Perché sono animoso quando discuto di religione e di spiritualità

Perché sono animoso quando discuto di religione e di spiritualità

I motivi per cui sono animoso quando parlo di spiritualità (e di cose affini) potrebbero essere i seguenti:

1) Da bambino ho ricevuto un’educazione religiosa, non dai miei genitori per fortuna, ma dalla scuola pubblica e dalla parrocchia che frequentavo. Sono stato molto credente e “pio”, nel senso che ho preso la religione molto sul serio, finché all’età di circa 12 anni ho capito che ero stato ingannato, e questo non l’ho mai perdonato. Da allora considero ogni propaganda spiritualista o religiosa il tentativo di irretire le menti delle persone, di ridurre la loro vitalità (specialmente per quanto riguarda la sessualità) e libertà intellettuale. Temo tuttavia di non essermi completamente liberato dell’influenza religiosa, e per questo provo rancore verso tutto ciò che odora di religione.

2) Considero lo spiritualismo una forma di conservatorismo, di disimpegno dalla ricerca del progresso civile. Occuparsi dello spirito (che per me è qualcosa di immaginario e arbitrario) per me comporta il sottrarre risorse (tempo, concentrazione, studio, creatività, intelligenza) alla ricerca di idee per migliorare la condizione umana reale, cioè materiale e sociale, vale a dire per diminuire la sofferenza (fisica e mentale) e moderare la competitività. Essendo io molto motivato a contribuire intellettualmente al progresso umano, vedo lo spiritualismo come un ostacolo in tal senso, e quindi motivo di frustrazione.

3) Considero l’etica spiritualista una mistificazione. Infatti non trovo nulla di etico nelle pratiche spiritualiste e religiose e allo stesso tempo trovo l’etica cristiana (quella del Vangelo) talmente innaturale (contro natura) e impossibile da realizzare, che induce le persone a sentirsi in colpa senza per questo motivarle a fare qualcosa di realmente utile per migliorare la condizione umana e i rapporti umani.

4) In quanto ateo ho l’impressione che gli spiritualisti mi considerino un essere umano spiritualmente minorato, uno che non riesce a vedere né a sentire cose importanti che invece essi vedono e sentono. Allo stesso tempo ho l’impressione, anzi, la certezza, che tutto ciò che di importante ho imparato studiando la natura umana sia considerato di nessun valore dagli spiritualisti. Mi sento pertanto snobbato, posizionato in basso in una fantomatica gerarchia dello spirito, e compatito. Questo mi innervosisce non poco.

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Forse ci sono altri motivi che non conosco nel senso che sono inconsci. Comunque, se mi verrà in mente qualcos’altro, lo aggiungerò.

 

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