Tra morale universale e amoralità

Tra morale universale e amoralità

Molti pensano che siccome non esiste una morale oggettiva, universale e assoluta, nessuno può giudicare la moralità di un’azione propria o altrui. Questa logica, purtroppo sempre più diffusa, comporta la fine della morale, vale a dire che implica la libertà da ogni freno morale, con conseguenze catastrofiche per l’umanità.

Si tratta di una logica binaria, in quanto contempla solo due casi: una morale assoluta e una totale amoralità, cioè assenza di morale (molti scelgono il secondo). Entrambi i casi sono distruttivi. Senza morale la società si disintegra e la legge del più forte prevale (eventualmente travestita da aristocrazia).

La soluzione salutare è nel mezzo, e consiste in ciò che io chiamo etica negoziale: ogni umano dovrebbe proporre agli altri delle regole morali da seguire nei rapporti interpersonali. In altre parole, i rapporti dovrebbero essere basati su regole morali non universali, ma liberamente negoziate e convenute tra le persone in gioco.

La “morte di Dio” evocata da Nietzsche impone a ciascuno di noi di definire una morale personale. Forse pochi ne sono capaci. L’umanità è sempre stata miserabile. In passato a causa di una morale oppressiva, oggi a causa di una crescente amoralità, di cui molti si fanno portabandiera.

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