Il patrimonio letterario mondiale, costituito da tutti i testi scritti dall’inizio della civiltà umana, è pieno di “conoscenze”. Molte di queste sono tra di loro incoerenti o conflittuali. Molte sono ridondanti e dicono le stesse cose con parole diverse, più o meno numerose.
Bastano queste considerazioni per rendersi conto che di tutte queste conoscenze alcune sono utili, altre inutili, altre dannose. Alcune sono originali, altre sono imitazioni più o meno buone dell’originale.
Per chiunque voglia accrescere o migliorare le proprie conoscenze è dunque essenziale acquisire la capacità di valutare e quindi scegliere, nella letteratura mondiale, le informazioni utili, scartando (ed eventualmente criticando) quelle inutili e quelle dannose.
Un criterio di valutazione molto semplice è quello di rispondere alla domanda: ammesso che questa conoscenza sia vera, che uso se ne può fare? Con quali risultati? A chi possono giovare quei risultati? Quanto è applicabile?
Particolarmente insidiose sono le conoscenze i cui autori sono persone di grande prestigio, come professori universitari, per cui leggendo i loro testi e non riuscendo a comprenderne il senso o l’utilità, si tende a pensare di non esserne all’altezza, mentre si tratta spesso di “aria fritta”, cioè di informazioni che, anche se “vere” da un punto di vista puramente logico, sono inapplicabili o sono elaborazioni senza alcun effettivo valore aggiunto, di idee di altri autori, oppure ovvietà.