La colonna sonora musicale di un video, film o discorso registrato è un modo per incantare lo spettatore e indurlo ad associare certe emozioni alle cose che vede e/o alle parole che sente, in modo che queste vengano percepire come belle, buone, rassicuranti o brutte, cattive, inquietanti, secondo il tipo di musica scelto dal realizzatore.
La colonna sonora musicale serve, infatti, a manipolare lo spettatore.
Provate a togliere la musica da uno spot pubblicitario, da un documentario, da un qualunque film, il risultato sarà che lo percepirete in modo più realistico, crudo e con maggiore capacità critica e lucidità, cioè in modo “spassionato”. Se volete esaminare un programma televisivo da un punto di vista sociologico, premete il tasto “mute” del vostro telecomando. La comunicazione non verbale sarà più evidente e comprensibile.
Siamo talmente abituati alle colonne sonore musicali che chiunque, dovendo produrre un video, si sente obbligato ad aggiungervene una, con risultati a volte ridicoli, kitsch o irritanti.
A volte le colonne sonore disturbano e rendono più dificoltosa la comprensione delle parole pronunciate dagli attori od oratori.
Le colonne sonore musicali sono un po’ come le risate registrate aggiunte alle battute pronunciate in serie TV che vorrebbero essere comiche, come se gli spettatori non fossero in grado di decidere autonomamente quando ridere, o per rassicurarli del fatto che non sono i soli a trovare una cosa comica o ridicola, evitando un dubbio altrimenti inquietante.
Anche in molti negozi, specialmente di abbigliamento, c’è spesso una colonna sonora incessante di musiche e canzoni alla moda, a volte assordanti. Evidentemente la gente spende più facilmente sotto l’effetto della musica, meglio se molto ritmata, come le mucche fanno (così qualcuno dice) più latte quando nelle stalle viene diffusa musica sinfonica. Se non ci fosse una convenienza economica le toglierebbero. Oppure la musica di sottofondo (a volte di soprafondo), serve a intontire i commessi per far loro dimenticare la noia di un lavoro ripetitivo, trasformando in un ininterrotto rave party la giornata di lavoro.
Anche in molti ristoranti non si può stare senza che un televisore o una radio locale faccia da colonna sonora al nostro pranzo, con tanto di pubblicità ai negozi del quartiere o ai materassi a prezzi scontati.
Abbiamo bisogno di colonna sonora rituale che ci faccia sentire uniti agli altri. Abbiamo paura del silenzio, paura di riflettere, di capire, di svegliarci dalle illusioni e dalle spiegazioni troppo semplici, paura di comunicare in modo non mistificato e non regolato dalle consuetudini. La colonna sonora musicale ci dà le emozioni di cui nel silenzio non siamo capaci. Emozioni decise da qualcun altro.