A differenza delle scienze naturali, caratterizzate da una sistematicità e un generale consenso da parte degli scienziati di tutto il mondo, le discipline umane e sociali (filosofia, sociologia, psicologia, antropologia ecc.) sono un caos di opinioni e posizioni settarie, arbitrarie spesso astruse, che obbligano chi vorrebbe acquisire una sufficiente conoscenza dell’Uomo a districarsi in una confusione di proposte difficili persino da reperire e classificare, oltre che da decifrare, anche a causa della mancanza di un vocabolario universalmente accettato.
Tale confusione nasconde mistificazioni e conflitti di interessi. Infatti le scienze umane e sociali hanno un impatto nella politica, nella religione, nell’economia, nell’etica e possono favorire o contrastare autorità politiche, religiose, accademiche e l’autorità dei singoli nelle famiglie e nei contesti sociali locali.
Inoltre va tenuto presente che la conoscenza è sempre stato uno strumento di potere e motivo di rispetto verso colui che è riconosciuto come più sapiente. Per questo, criticare un autore e pretendere di avere una teoria migliore della sua, corrisponde ad affermare di avere un’autorevolezza maggiore, di valere di più, e quindi di meritare maggiore credito, riconoscimento, e quindi potere, nella società.
Cosa dovrebbe fare allora chi cerca di conoscere la natura umana attingendo al patrimonio scientifico e letterario disponibile? Prima di tutto diffidare e sospettare di ogni proposta culturale e intellettuale, non affidarsi mai ad un solo autore o ad una sola scuola di pensiero o religione, e poi praticare il “pick and mix”, cioè cercare di assaggiare (direttamente o attraverso riassunti e commenti) il maggior numero di proposte, rifiutare quelle più astruse, e scegliere le idee che ci sembrano più convincenti contenute in ognuna di esse, per costruire una propria personale antropologia. Il tutto con un approccio pragmatico, vale a dire, chiedendosi, di ogni idea, a cosa, chi e perché essa sia utile, e, se applicata, quali cambiamenti potrebbe produrre, o impedire, nella propria vita e in quella del prossimo.