Suppongo che la “volontà di potenza” di Nietzscheana memoria, che io preferisco chiamare “volontà di potere” (sull’ambiente, su se stessi e sugli altri umani) serva alla sopravvivenza e alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri di ogni essere vivente.
Quando constatiamo un aumento di un nostro potere proviamo gioia, e quando constatiamo una diminuzione di un nostro potere proviamo sofferenza. Perciò, per provare più gioie e meno sofferenze, a volte cerchiamo il potere per il potere, cioè come fine a se stesso.
La ricerca del potere è dunque causa di soddisfazioni, ma anche di frustrazioni; di gioie, ma anche di sofferenze.
Infatti, avere più potere non significa necessariamente avere più gioie o piaceri, o soddisfare più bisogni o più desideri.
Inoltre, se avere più potere implica averlo sottratto ad altre persone, tale aumento comporta un aumento dell’ostilità verso di noi da parte di coloro a cui lo abbiamo sottratto, ostilità che nuoce alla nostra felicità.
D’altra parte, un eccesso di potere potrebbe permetterci di agire in modi sfavorevoli alla soddisfazione di bisogni e desideri altrui.
In conclusione, dovremmo cercare il potere in quanto mezzo e non fine, e solo nella misura in cui ci aiuta a soddisfare bisogni e desideri sani, nostri e altrui. Non di più. Oltre una certa soglia, il potere è pericoloso e nocivo per sé e per gli altri.