La religione soddisfa essenzialmente due bisogni: quello di sfuggire alla morte e quello di appartenere ad una comunità in cui vige un sistema morale condiviso.
Il primo bisogno, per un ateo, potrebbe essere più o meno soddisfatto, consciamente o inconsciamente, da una visione agnostica dell’universo che non esclude eventualità inconoscibili tra cui l’esistenza di (e una compartecipazione a) una dimensione spirituale non antropomorfa ma comunque immortale, oppure attraverso la propria eredità genetica e/o culturale o la gloria o il ricordo che uno può lasciare di sé.
Il secondo bisogno potrebbe essere soddisfatto dall’appartenenza ad una comunità di persone unite da ideali etici laici e razionali e da un comune impegno per il progresso civile dell’umanità.
In entrambi i casi si tratta di meccanismi di soddisfazione principalmente irrazionali o inconsci, perché anche gli atei hanno un inconscio e sono sede di fenomeni irrazionali. Inutile quindi controbattere le mie argomentazioni con contro-argomentazioni che fanno appello solo alla ragione.