Il gioco mistificato delle interazioni sociali

Il gioco mistificato delle interazioni sociali

Noi umani abbiamo bisogno gli uni degli altri, anche di coloro che non amiamo e da cui non siamo amati.

Ognuno vorrebbe essere amato dagli altri senza l’obbligo di amarli a sua volta, per cui i conti non tornano: le persone raramente amano senza avere qualcosa di importante in cambio, e perciò il bisogno di essere amati è quasi sempre frustrato. Per avere un po’ di amore le persone fingono di amare o promettono amore o altre cose, promesse che non vengono quasi mai mantenute, con vari pretesti.

Il bilancio tra ciò che uno dà e ciò che riceve è sempre in deficit di dare, oppure nullo, nel senso che le persone, per evitare frustrazioni, spesso rinunciano ad interagire, per cui non danno né ricevono alcunché.

Il problema non è limitato all’amore, ma riguarda la cooperazione in senso ampio. Ognuno ha bisogno della collaborazione degli altri per la soddisfarsi dei suoi bisogni, ma non sente il bisogno o il dovere di  collaborare alla soddisfazione dei bisogni altrui, per cui i conti non tornano: le persone collaborano solo se costrette a farlo per ottenere qualcosa in cambio (materiale o immateriale), ovvero solo se pagate, in qualunque forma.

Un doloroso effetto collaterale del reciproco bisogno di cooperazione è la necessità di adattarsi alle esigenze del prossimo, ovvero il fatto di non poter essere liberamente se stessi, ma di dover essere come la persona di cui si cerca la cooperazione desidera, pena il rifiuto della cooperazione da parte dell’altro.

Il gioco delle interazioni sociali si basa dunque su due strategie: (1) trovare le persone più adatte alla soddisfazione dei propri bisogni e (2) ottenere la massima cooperazione dagli altri con il minimo sforzo di adattamento alle esigenze altrui.

Ma si tratta di un gioco che non può avvenire in modo palese, in quanto considerato immorale in quasi tutte le culture, le quali censurano il comportamento calcolato, interessato, autocontrollato, razionale, a vantaggio di quello spontaneo, disinteressato, sentimentale, empatico.

Il gioco viene dunque rimosso in senso psicoanalitico, mistificato e giocato quasi esclusivamente a livello inconscio con tutte le inibizioni e irrazionalità del caso, ovvero in modo poco efficiente, cioè poco soddisfacente rispetto ai bisogni umani.

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