Mi chiedo: cosa fare adesso? Se non sono soggetto a pressioni, e sono perciò libero di scegliere, decido di fare ciò che mi fa star meglio o allevia un mio disagio. E’ come se dentro di me ci fosse un giudice/padrone che esige da me un certo comportamento e mi premia (col piacere) quando lo soddisfo e mi punisce (col dolore) quando non lo faccio. Il problema è che questo agente, che io chiamo “il mio direttore” non mi dice chiaramente cosa esige da me, e io devo continuamente cercare di interpretarlo o intuirlo.
Ci sono momenti in cui la volontà del mio direttore mi è più chiara, altri in cui lo è di meno o non lo è affatto. In quest’ultimo caso mi conviene non fare nulla e restare in ascolto di un segnale chiarificatore. Inoltre, sono sicuro che in certi momenti il mio direttore esige che io mi riposi e non faccia nulla di particolare.