Il super-io rivisitato

Il super-io rivisitato

Il super-io di freudiana memoria necessita, a mio parere, di una rivisitazione e ridefinizione, se non vogliamo gettarlo alle ortiche in quanto “datato”. 

Ebbene, io direi che il super-io (in cui credo fermamente) non si limita a imporre “subdolamente” al soggetto censure e obblighi riguardanti la moralità (in ambito sessuale o non sessuale) ma riguarda più in generale il bisogno di appartenenza e la prevenzione del rischio di isolamento sociale, considerato dall’inconscio una disgrazia mortale e come tale da evitare assolutamente. 

In altre parole, il super-io è il guardiano della nostra appartenenza e integrazione sociale, e interviene ogni volta che questa è messa, a suo giudizio, in pericolo, scatenando inibizioni, paure e pulsioni atte a imporre al soggetto (cioè al suo io cosciente) un comportamento tale da ripristinare una certo grado di sicurezza “sociale”.

Infatti, a mio avviso, per il super-io ogni cosa (persona, idea, comportamento, tipo di evento, ecc.) ha una valenza sociale più o meno positiva o negativa, nel senso che viene vista come più o meno favorevole o sfavorevole all’appartenenza e integrazione sociale del soggetto.

Attraverso una manipolazione sentimentale (i sentimenti sono attivati da meccanismi inconsci), il super-io ci spinge a fare, e perfino a pensare, a tutto ciò che ha una valenza sociale positiva, e ad evitare tutto ciò che ha una valenza sociale negativa.

Questa è la mia nozione di super-io, e ringrazio Freud di aver iniziato a speculare su questo tema, anche se ho ritenuto necessario una messa a punto e un completamento delle sue idee geniali sull’inconscio.

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