Blog di Bruno Cancellieri
 
La comunità elettiva

La comunità elettiva

Ogni essere umano ha nel suo inconscio una comunità ideale (che chiameremo “comunità elettiva”) a cui ha bisogno di appartenere (in una posizione onorevole) e da cui teme di essere escluso. E’ una comunità in cui valgono particolari valori etici ed estetici, gerarchie, diritti, doveri, obblighi, divieti, riconosciuti, ricercati e condivisi dai suoi membri. Infatti i valori professati da un individuo corrispondono a quelli della propria comunità elettiva, nel senso che sono riconosciuti, “spendibili” o scambiabili in essa.

La comunità elettiva può corrispondere ad una comunità reale, cioè un gruppo di persone conosciute particolari, oppure può essere immaginaria. In tal caso l’individuo la cerca o tenta di crearla. Può anche succedere che un individuo abbia più di una comunità elettiva, ognuna con valori diversi. In tal caso, per l’individuo, è come avere denaro in diverse valute, ciascuna spendibile in una comunità diversa.

Se un individuo si sente parte di più di una comunità elettiva e vi sono incompatibilità o conflitti tra i valori delle rispettive comunità, in esso possono prodursi rinunce, frustrazioni, inibizioni e disturbi psichici (dalla depressione, agli attacchi di panico, alla schizofrenia) e psicosomatici. Data la forza insopprimibile del bisogno umano di appartenenza, un individuo che non si sente parte di alcuna comunità elettiva (né reale né immaginaria) è normalmente infelice e tende a comportarsi in modo asociale e a sviluppare nevrosi e psicosi.

Ogni individuo viene percepito (e percepisce se stesso) come più o meno “rappresentativo” di una comunità, e in tal senso al suo giudizio viene attribuita una importanza più o meno grande. La mancanza di autostima può essere dunque dovuta ad un senso di non-rappresentatività o non appartenenza comunitaria.

I conflitti tra individui vengono percepiti come conflitti tra le diverse comunità (o concezioni di comunità) che essi rappresentano oppure come competizioni per posizioni gerarchiche ambite nell’ambito della comunità. Parliamo dunque di conflitti esterni o interni alla comunità.

A volte un individuo sente il bisogno di ribellarsi ad una comunità di cui ha fatto o fa ancora parte, ma per farlo ha bisogno di alleati, cioè di una comunità alternativa che lo sopporti nella rivolta.

Ogni essere umano può essere “collocato” psicologicamente in una o più comunità elettive in una certa posizione gerarchica e in un certo stato di grazia. Quest’ultimo rappresenta il livello di accettazione e approvazione di cui gode da parte dei comembri della comunità di riferimento rispetto alla posizione gerarchica assunta.

Ogni collocazione può essere più o meno soddisfacente per l’interessato. Quando è insoddisfacente oltre un certo limite, il soggetto può avere disturbi psichici o considerare  l’eventuale migrazione ad un’altra comunità potenzialmente più soddisfacente.

Aspetti formali

L’appartenenza ad una particolare comunità elettiva deve essere confermata periodicamente attraverso la conformazione a forme, e la celebrazione di rituali, specifici della comunità stessa, come la partecipazione a feste e riti,  abbigliamenti, arredamenti, linguaggi, cibi, attività ecc. tipici della comunità stessa. In altre parole, far parte di una comunità significa far parte delle sue forme caratteristiche.

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