Sono frustrato per la confusione che vedo regnare ancora oggi nella psicologia (come, del resto, in quasi tutte le altre discipline umane e sociali). C’è un’abbondanza di autori e testi psicologici che affollano librerie, biblioteche, università, siti internet, ma non mi sembra che vi sia alcuna unità di linguaggio, concezione, valutazione, né organizzazione della materia in questione se non all’interno di particolari scuole di pensiero più o meno ristrette, al punto di fare sembrare tutte le scuole psicologiche delle sette ideologiche.
Ogni autore “caposcuola” vede la psicologia a modo suo, e valuta a modo suo quello che hanno scritto gli altri autori, privilegiandone alcuni a svantaggio di altri e ignorandone molti, dando importanza a certi concetti e minimizzandone o ignorandone altri. Lo stesso vocabolario dei termini psicologici non è universale, ma ogni termine viene spiegato in relazione al particolare autore che lo ha coniato o usato. In altre parole, ogni autore usa un suo vocabolario personale, soggettivo, strumentale e coerente con la propria visione del mondo psichico.
Invece, se consideriamo le scienza naturali, come la matematica, la fisica, la chimica, la biologia, la medicina vediamo che esiste un largo consenso tra gli scenziati di tutto il mondo, sulla maggior parte delle teorie scientifiche, oltre che sulle pratiche, con qualche eccezione per le cosiddette “medicine alternative”. Chi potrebbe mettere in dubbio l’universale validità del teorema di Pitagora nella meccanica classica?
Credo che il caos delle psicologie (il plurale è d’obbligo) sia dovuto innanzitutto al fatto che la maggior parte dei concetti che riempiono i testi di psicologia non sono scientificamente dimostrabili, per cui chiunque può dire tutto e il contrario di tutto, come nelle religioni e nelle filosofie, senza poter essere confutato con argomenti scientifici. In secondo luogo, al fatto che ogni teoria psicologica implica una certa visione filosofica della natura umana, con risvolti etici, politici, religiosi, e ideologici in genere, molto controversi. In terzo luogo al fatto che pochi autori resistono alla tentazione di diventare famosi con il ruolo di maestri, profeti, guide ideologiche o spirituali. Insomma, un certo conflitto d’interessi non si può escludere nella motivazione di ogni autore.
Mi piacerebbe avere da voi un parere su questa mia riflessione e sapere quali sono, secondo voi, le scuole o correnti di pensiero psicologico più diffuse oggi, in altre parole, quelle che “vanno per la maggiore”, ovvero quelle che non sono ancora considerate “superate”. E se potete consigliarmi una “storia della psicologia” o un documento che faccia il punto sullo stato dell’arte di questa disciplina, che sia abbastanza imparziale.