È arrivato il momento di cambiare la prospettiva dell’etica: non dobbiamo impegnarci solo per il bene e l’amore di noi stessi, per quello del coniuge, dei figli, dei parenti, degli amici, dei soci, del partito, di alcuni indigenti e bisognosi di aiuto, dei concittadini, della patria, della propria chiesa, di Dio, o per raggiungere il Nirvana. La nuova etica deve richiedere un impegno reale ed efficace per la conservazione e il benessere della specie umana a livello globale.
Il primo motivo di questo cambiamento è il fatto che, durante l’evoluzione della nostra specie, oltre ai ben noti bisogni fisici e a quelli egoistici e agli istinti aggressivi e distruttivi, si sono sviluppati anche bisogni e istinti altruistici e costruttivi che, come tutti i bisogni innati sani, conviene soddisfare per trarne piacere e salute psicofisica. Uno di questi è il bisogno di appartenenza e integrazione sociale, tanto diffuso e potente quanto mistificato e poco conosciuto, che può dar luogo a comportamenti virtuosi come la generosità verso il prossimo, ma anche viziosi come il conformismo, l’egoismo di gruppo e la paura del “diverso”, e perciò va studiato e tenuto sempre sotto osservazione. E’ importante che tutti ne siano consapevoli.
Il secondo motivo è che, a causa della globalizzazione e dello sviluppo tecnologico in generale e dei computer e di Internet in particolare (con i loro effetti costruttivi e distruttivi), se non ci dedichiamo al bene della specie a livello planetario, ci saranno sempre più infelicità, ingiustizie, povertà, malattie mentali e psicosomatiche, suicidi, guerre, inquinamento e altri cambiamenti ambientali che potrebbero portare all’estinzione dell’Homo Sapiens.
Tra le cose più urgenti di cui la specie umana ha bisogno per scongiurare una catastrofe forse irreparabile, è una limitazione delle nascite e un controllo demografico ed economico, sia per evitare una insostenibile sovrappopolazione della Terra, sia per distribuire geograficamente i suoi abitanti in modo conveniente per tutti, mediante un piano di emigrazione volontaria e di produzione economica razionale. Non possiamo più permetterci il lusso di procreare in modo incontrollato senza che i figli, i genitori e tutti gli altri ne paghino le conseguenze, a volte tragiche. Né ci possiamo permettere un mercato privo di regole e limitazioni.
Altra necessità urgente è impedire un’eccessiva differenza nella distribuzione delle ricchezze, ponendo limiti alla proprietà privata e tassando opportunamente le rendite finanziarie, in modo da scoraggiare gli investimenti finanziari a favore di quelli produttivi.
Un’altra cosa di cui c’è bisogno è una riforma dell’istruzione obbligatoria e della cultura accademica per quanto riguarda la natura umana, contro ogni oscurantismo, settarismo e riduzionismo, con un approccio eclettico, integrato, organico, sistemico, laico e interdisciplinare al patrimonio intellettuale offerto da tutte le scienze umane e sociali (filosofia, psicologia, sociologia, antropologia, neuroscienze, economia, politica, letteratura, arte ecc.).
E soprattutto, non dobbiamo continuare a parlare di “noi” e “loro”, ma solo di “noi”. “Loro”, finché non ne sapremo nulla, sono solo gli eventuali extraterresti.
Ma affinché le cose sopra esposte si realizzino occorre superare la comune paura di cambiare.