Credo che ciò sia dovuto ad una combinazione di diversi possibili fattori individuali e sociali, come i seguenti:
- siamo tutti diversi (per predisposizioni ed esperienze) ma non vediamo né capiamo abbastanza le diversità umane
- viviamo in una società che scoraggia l’analisi delle differenze umane, come se fosse un’attività pericolosa, e cerca di farci credere che siamo più uguali di quanto non siamo veramente
- ognuno tende a giustificare il proprio comportamento, anche quando questo causa danni o sofferenze ad altri
- viviamo in una cultura che non favorisce la conoscenza della natura umana da un punto di vista antropologico, psicologico e sociologico, per cui capiamo poco noi stessi e ancora meno gli altri
- viviamo in una società in cui il livello generale di empatia è in continua diminuzione, col risultato che abbiamo sempre più difficoltà a intuire i sentimenti e i pensieri altrui
- uno vorrebbe dall’altro più di quanto è disposto a dargli
- ognuno vorrebbe comandare sull’altro o che si faccia quello che più gli aggrada anche se ciò non corrisponde alle preferenze altrui
- ognuno crede di dare più di quanto riceve e i conti non tornano mai
- ognuno è in qualche misura selettivo e discriminante e non trova facilmente persone che gli piacciano e a cui piaccia, e difficilmente si contenta delle persone che trova
- ognuno vede bene i difetti altrui ma non i propri
- ognuno tende ad usare il prossimo per soddisfare i propri bisogni ma non si preoccupa abbastanza di conoscere e soddisfare quelli altrui
- viviamo in una società malata dove essere normali significa essere malati, ma abbiamo paura di non essere normali perché temiamo di essere emarginati
- molte persone non si rendono conto di essere noiose e insignificanti, e non fanno nulla per migliorare e rendersi più interessanti
- alcuni, avendo da bambini avuto cattive esperienze con gli altri (compresi i genitori) si aspettano dal prossimo più dispiaceri che piaceri
- alcuni sono tanto vulnerabili e suscettibili che si sentono offesi facilmente anche quando il proprio interlocutore non dice né fa alcunché di offensivo
- la maggior parte delle persone è concentrata su se stessa, si mostra e si racconta continuamente ed usa gli altri come gratificazione o soddisfazione per ogni sorta di bisogno
- raramente c’è compatibilità tra quello che vorremmo dagli altri e quello che gli altri sono capaci di, e disposti a, darci
- molti, a causa di una certa educazione, cercano persone ideali anziché reali
- alcuni vengono scartati perché considerati “fuori mercato”, cioè non al passo con i tempi, non alla moda, non abbastanza belli, chic, sani, “in”, insomma, non abbastanza “normali”
- alcuni vengono scartati perché considerati non abbastanza ricchi o senza un lavoro ben retribuito e sicuro
- alcuni vengono scartati perché considerati troppo anziani o troppo bisognosi di assistenza o aiuto, o troppo giovani o immaturi
- alcuni vengono scartati perché considerati non abbastanza intelligenti, colti, brillanti, raffinati, creativi, liberi, intraprendenti, coraggiosi, attivi, vivaci, coscienziosi, maturi, onesti
- alcuni vengono scartati perché considerati troppo introversi o estroversi, superficiali o profondi, seri o allegri, di destra o di sinistra, razionali o irrazionali, duri o sentimentali, religiosi o atei, dominanti o sottomessi
- alcuni vengono scartati perché considerati non abbastanza sottomessi alla propria autorità o ai propri desideri o non abbastanza rispettosi delle proprie idee, convinzioni e credenze
- alcuni non hanno tempo né energia per stabilire o coltivare relazioni interpersonali a causa di stress da sovraccarico di lavoro o condizioni di vista difficili
- alcuni non hanno le idee chiare sul tipo di persona che desiderano o sanno cosa non vogliono ma non cosa vogliono