Gli scienziati competono tra loro per arrivare per primi a nuove scoperte (poi condivise da tutti), non per affermare, come fanno invece i filosofi, che la propria visione del mondo è meglio di quella di altri.
Gli scienziati competono tra loro per arrivare per primi a nuove scoperte (poi condivise da tutti), non per affermare, come fanno invece i filosofi, che la propria visione del mondo è meglio di quella di altri.
Anche se c’è qualche elemento di verità, le cose non stanno proprio così: in genere anche i filosofi lavorano su un progetto di ricerca messo in piedi da altri e lo conducono a conclusioni diverse; perciò non mancano di collaborazione. D’altronde, nemmeno tra gli scienziati manca la competizione, anche feroce, specie quando si tratti di ricerche che si basano su paradigmi diversi e non sullo sviluppo del medesimo. Ed è proprio su questo punto che si spiega la maggiore competitività che si riscontra in filosofia (che ha anche effetti sulla personalità dei filosofi, tendenzialmente più individualisti degli scienziati): se nella scienza i cambi di paradigmi sono rari, danno vita alle periodiche svolte kuhniane, in filosofia invece sono quasi costanti. Lo scienziato sviluppa e lima un sistema teorico, in genere creato da altri; il filosofo cerca di creare in proprio nuovi sistemi teorici. Sono ruoli diversi che implicano atteggiamenti diversi. Anche se, come dicevo in apertura, molti filosofi da questa situazione si fanno, diciamo così, un po’ prendere la mano…