Il bisogno di riconoscimento è funzionale al bisogno sociale (cioè di appartenenza, integrazione, interazione e cooperazione sociale) il quale è un bisogno primario, cioè geneticamente determinato, e da cui dipende la felicità umana. Senza una qualche forma di riconoscimento non è infatti possibile la vita sociale né il benessere psichico e il piacere che da essa dipende.
Ciò che vogliamo ci sia riconosciuto è la nostra stessa esistenza così come siamo, la nostra umanità, identità, dignità, normalità, conformità ai modelli sociali adottati, le nostre peculiarità, qualità, uno o più ruoli sociali da noi scelti, una certa utilità, bontà, bellezza, eleganza, sex appeal, affidabilità, saggezza, cultura, competitività, importanza, appartenenza a certe comunità o categorie a cui desideriamo appartenere (religiose, etniche, ceti sociali, mode, folclore etc.), doti, virtù, meriti, diritti, privilegi, competenze, capacità, immunità, una certa autorità e le superiorità che riteniamo di avere.
Il rapporto sessuale o amoroso costituisce una forma di riconoscimento molto appagante. L’accettazione del rapporto sessuale o amoroso con noi da parte del nostro partner costituisce infatti un forte ed esplicito segnale di riconoscimento, così come spesso interpretiamo il rifiuto del rapporto come segnale di non riconoscimento delle nostre qualità.
Non solo siamo continuamente in cerca di riconoscimento e temiamo di perderlo, ma tutto ciò che facciamo, pensiamo o desideriamo è continuamente sottoposto a un giudizio censorio inconscio preventivo e corrente per verificarne la valenza sociale, ovvero in quale misura esso può giovare o nuocere al nostro riconoscimento da parte degli altri. A seconda del verdetto, l’azione, il pensiero, il desiderio, vengono incoraggiati o inibiti. In altre parole, le motivazioni umane sono direttamente o indirettamente legate alla speranza di mantenimento o crescita del nostro riconoscimento da parte degli altri.
Ogni “altro” è un rappresentante dell’umanità. Se ci accetta, ci sentiamo accettati dall’umanità e quindi soddisfatti, se non ci accetta, o non lo riconosciamo come umano e non accettiamo il suo giudizio, oppure cadiamo nella tristezza, ansia, angoscia, paura, panico o depressione.
Il bisogno di riconoscimento esiste in ogni essere umano sano. Infatti, chi non lo ha è asociale. Tuttavia tale bisogno può essere patologico quando assume un’intensità eccessiva oppure forme irreali, come il voler essere riconosciuti per ciò che non si è o per più di ciò che si è. Un bisogno di riconoscimento è eccessivo quando, ad esempio, il riconoscimento c’è ma non viene percepito, o viene percepito in misura molto inferiore a quella reale.
La reciprocità è importantissima nel riconoscimento. Infatti, chi non è riconosciuto da una persona difficilmente la riconosce.
Purtroppo, sebbene ognuno abbia un forte bisogno di riconoscimento, spesso non è disposto a dare agli altri il riconoscimento di cui hanno bisogno, che desiderano, cercano o chiedono. In altre parole, in generale, il riconoscimento richiesto è minore di quello offerto.
Concludendo:
1) Abbiamo tutti un bisogno profondo, inconscio, dominante e ineluttabile di essere riconosciuti per ciò che siamo o vogliamo essere.
2) Ognuno ha il potere di soddisfare o frustare, consciamente o inconsciamente, volontariamente o involontariamente, il bisogno di riconoscimento che gli altri hanno.
3) Il riconoscimento è normalmente reciproco o assente. Chi non è sensibile al bisogno di riconoscimento da parte degli altri difficilmente riesce ad ottenere il riconoscimento di cui ha bisogno, e di conseguenza tende ad avere difficoltà nelle relazioni sociali.
4) Per aumentare il livello medio di felicità dell’umanità è necessario che aumenti la disponibilità al riconoscimento altrui da parte delle persone in cui essa è carente, in modo che la domanda e l’offerta di riconoscimento siano equilibrate e si incontrino.