Sul significato del verbo essere

Sul significato del verbo essere

C’è un libro che mi ha cambiato la vita, e questo libro parla, tra le altre cose, del verbo essere e delle conseguenze deplorevoli di un suo uso acritico. Altri temi di cui il libro si occupa sono la logica non aristotelica, i processi di astrazione e l’epistemologia.

Il libro si intitola “Science and Sanity” e l’autore è Alfred Korzybski (1879-1950), fondatore di una scuola di pensiero chiamata “Semantica generale”, che non ha molto a che vedere con la semantica in senso linguistico, ma con le risposte cognitive ed emotive della mente umana agli stimoli del linguaggio.

“La mappa non è il territorio” (una massima coniata da Korzybski), ma quando usiamo il verbo essere non è chiaro se stiamo parlando del territorio (cioè della realtà oggettiva) o della mappa  (cioè della rappresentazione soggettiva e infinitamente ridotta della realtà, memorizzata nel nostro cervello). Infatti quasi ogni volta che usiamo il verbo essere ci stiamo riferendo a elementi della mappa illudendoci, e affermando, di fare riferimento alla realtà del territorio.

Infatti noi non conosciamo la realtà così come essa è, ma conosciamo ciò che di essa abbiamo raccolto nel nostro cervello attraverso gli organi di senso e i vari livelli filtraggio, trasformazione e astrazione, anche in base alle nostre motivazioni e ai nostri interessi. Perciò tutti i nostri pensieri e le nostre affermazioni, e in particolare quelle in cui si fa uso del verbo essere, riguardano elementi delle nostre mappe mentali. Dunque non riguardano la realtà, ma le nostre rappresentazioni di essa, che sono infinitamente più semplici e rigide, oltre che soggettive. Ovviamente le mappe mentali sono molto utili, anzi, indispensabili per orientarci, ma non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di mappe, con i limiti di tutte le mappe.

Confondere la mappa col territorio è causa di problemi di cognizione e di problemi di comunicazione. Secondo Korzybski, molti mali dell’umanità sono causati proprio dalla confusione tra mappa e territorio, confusione causata specialmente dell’uso sbagliato e acritico del verbo essere.

Per quanto riguarda il significato del verbo essere, direi che questo è comunemente usato soprattutto come:

  • affermazione di una identità (o identificazione o equazione) tra due termini assolutamente identici. Esempi: X = Y; io sono Bruno Cancellieri
  • attribuzione di una proprietà, qualità, capacità, forma, funzione, ruolo  etc. ad un ente. Esempi: “X è bello”, X è stupido, X è grande, X è lontano, X è il capo, X è l’autista
  • attribuzione ad un ente, di un’appartenenza ad una classe, gruppo, categoria o insieme concreto o astratto. Esempi: X è uno scrittore, X è un politico, X è un premio Nobel, X è uno studente
  • attribuzione ad un ente, di un contenuto o di una serie di parti, elementi o aspetti di sua pertinenza. Esempi X è una comunità, X è un insieme, X è un sistema, X è una composizione, X è una organizzazione

La logica aristotelica, con il suo principio di non contraddizione, asserisce che un enunciato, specialmente se contiene il verbo essere, non può “essere” (e sottolineo “essere”) vero e falso allo stesso tempo e sotto lo stesso riguardo, ma deve essere vero “o” falso. Infatti, noi diciamo che “A è B” oppure che “A è diverso da B” e non ammettiamo altre possibilità (tertium non datur).

Questo principio di non contraddizione, se applicato in modo assoluto, non circostanziato e non misurato, riflette la rigidità e staticità delle nostre mappe mentali (quelle consce e ancor più quelle inconsce). Tuttavia, in natura, molte relazioni, soprattutto per quanto riguarda le attività e i rapporti umani, sono dinamiche e variabili nel tempo e nelle dimensioni, per cui se diciamo che A è B dovremmo aggiungere in quale contesto ciò è vero, quando e per quanto tempo, in quali luoghi, in quale misura o con quale probabilità, in relazione a chi o a cosa, da quale punto di vista, in quale senso, con quali eccezioni etc.

Il verbo “essere” da solo significa solo “esistere”, ma usarlo da solo non serve a nulla. Sono necessari un soggetto e un secondo termine (a meno che non si voglia semplicemente dire che una certa cosa esiste). In altre parole, il verbo essere esprime una relazione tra due termini, ovvero mette due termini in una certa relazione. Tale messa in relazione, se non circostanziata, relativizzata, misurata, può essere problematica in quanto riduttiva, estrema o assoluta, e in tal senso falsa, in quanto non corrispondente ad una realtà molto più complessa, dinamica e variabile.

Per tale ragione, al fine di una comunicazione più realistica, significativa e misurata, può essere utile sostituire il verbo essere con un verbo o una perifrasi più appropriati, e/o aggiungere alla frase elementi che permettono di relativizzare l’enunciazione.

Esempi di verbi che possono essere usati come alternative al verbo essere:

  • appartenere (ad una categoria, gruppo, insieme ecc.)
  • possedere (certe proprietà o certi titoli)
  • avere (pensieri, idee, motivazioni, abitudini ecc.)
  • fare
  • comportarsi
  • agire
  • interagire
  • dare
  • praticare
  • contenere
  • apparire
  • assomigliare
  • essere costituito da….
  • coincidere
  • essere causato da
  • causare
  • essere collegato con
  • comportare
  • implicare
  • accompagnare
  • etc.

Concludo con alcuni esempi di sostituzione del verbo essere:

  • “l’uomo è cattivo” diventa “l’uomo fa (anche) cose cattive”
  • “io sono un programmatore” diventa “io scrivo (anche) programmi per computer”
  • “X è fascista” diventa “X ha (anche) idee di estrema destra”
  • “X è uno psicoterapeuta” diventa “X pratica la psicoterapia”
  • “X è fedele a sua moglie” diventa “X finora non ha avuto rapporti extraconiugali”
  • “X è nemico del popolo” diventa “X ha sosenuto delle politiche contrarie agli interessi della nostra nazione”
  • “gli abitanti di Y sono stupidi” diventa “un certo numero di abitanti di Y hanno dimostrato scarso successo nell’affrontare problemi di un certo tipo”.

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Un commento

  1. La mappa è però fondamentale per avere una visione di ciò che parliamo, il territorio può essere troppo vasto e sovraccarico di dettagli irrilevanti.

    Con Borges:
    Del rigore nella scienza[1]

    … In quell’Impero, l’Arte della Cartografia giunse a una tal Perfezione che la Mappa di una sola Provincia occupava tutta una Città, e la Mappa dell’Impero tutta una Provincia. Col tempo, queste Mappe smisurate non bastarono più. I Collegi dei Cartografi fecero una Mappa dell’Impero che aveva l’Immensità dell’ Impero e coincideva perfettamente con esso. Ma le Generazioni Seguenti, meno portate allo Studio della Cartografìa, pensarono che questa Mappa enorme era inutile e non senza Empietà la abbandonarono alle Inclemenze del Sole e degli Inverni. Nei Deserti dell’Ovest sopravvivono lacerate Rovine della Mappa, abitate da Animali e Mendichi; in tutto il Paese non c’è altra Reliquia delle Discipline Geografiche.

    Da Viajes de Varones Prudentes di Suarez Miranda, libro IV, cap. XIV, Lerida 1658.

    [1] Eccetera, A Néstor Ibarra, Da Jorge Luis Borges in Storia universale dell’infamia, Il Saggiatore 1961 (1954), p.104

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