Sulla gestione razionale dei rapporti con gli altri

Sulla gestione razionale dei rapporti con gli altri

Se mi trovassi in un’isola popolata solo da piante ed animali, cercherei di studiare razionalmente sia gli animali che le piante per stabile il modo per me più utile di interagire con essi.

Potrei fare tranquillamente la stessa cosa, e con la stessa libertà, per stabilire il modo per me più utile di interagire con gli altri esseri umani nella società in cui vivo?

Penso di no, dato che gli altri agiscono o reagiscono verso di me tenendo conto del modo in cui io li considero, e delle mie intenzioni nei loro confronti.

In altre parole, il fatto che io studio razionalmente il prossimo al fine di interagire con esso nel modo per me più utile è oggetto di giudizio da parte del prossimo stesso, ed influenza il suo comportamento verso di me.

È opportuno rivelare ad una persona il fatto che io la studio razionalmente allo scopo detto sopra?

Per rispondere a tale domanda, inverto le parti e immagino che una certa persona mi studi razionalmente allo scopo di stabilire il modo per essa più utile di interagire con me. Come reagirei in tal caso? Guarderei questa persona con  ansia o paura? La riterrei pericolosa o sgradevole? Cercherei di evitarla? Cerchere di farle sapere il meno possibile su di me?

È immorale trattare gli altri in senso utilitaristico, ovvero come persone per interagire con le quali è utile seguire una strategia razionale?

È immorale cercare di ottenere benefici dagli altri? Il “do ut des”, è un principio immorale? È qualcosa che conviene nascondere?

Ma cosa ci può essere di immorale in una strategia di interazione sociale se essa non include inganni, né danni, né offese, né violenze verso l’altro?

Occorre purtroppo considerare che una cosa è immorale se è considerata tale dagli altri. Infatti uno non può stabilire quanto un’azione sia immorale senza tener conto di cosa pensano gli altri a tale riguardo, dal momento che la morale è convenzionale.

Ebbene, secondo la morale convenzionale, interagire con gli altri secondo strategie razionali, piuttosto che in modo spontaneo e disinteressato, è un comportamento immorale, o comunque spregevole.

Io dico che questa moralità convenzionale è malsana, nel senso che tende a causare psicopatie. Infatti, ritenere immorale ciò che è innocuo, è stupido e nocivo in quando limita inutilemente la libertà individuale e ostacola la soluzione razionale dei problemi sociali, oltre al fatto che ci induce a nascondere e a dissimulare le nostre vere motivazioni e intenzioni.

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