Blog di Bruno Cancellieri
 
Sullo scambio di auguri

Sullo scambio di auguri

Non vedo l’ora che finiscano le feste, e non ricevere più auguri da nessuno, specialmente dalle decine di membri dei gruppi Whatsapp e Facebook a cui sono iscritto, e non sentirmi obbligato a ricambiare. Che vuol dire “buon Natale”, “buon anno”, “buone feste”, “buon compleanno” ecc.? Che vuol dire “ti auguro”? Io mi auguro che tutti (amici ed estranei) stiano bene, che passino una buona giornata ogni giorno dell’anno, che facciano una buona vita. Perché dovrei augurarglielo solo a Natale o a Capodanno, a Pasqua ecc.? E che mancanza di fantasia in tutte queste frasi fatte!

So che scambiarsi gli auguri è un modo per confermare una relazione sociale e recare messaggi sottintesi come “io ho pensato a te, tu per me esisti, sei importante, non ti ho dimenticato”. Oppure per dire semplicemente “mi sei simpatico” o “ti voglio bene”, cioè “desidero il tuo bene”. Ma perché non dirlo esplicitamente, se è vero? E perché dirlo solo in occasione delle feste comandate? E’ come se queste occasioni costituissero dei censimenti comunemente accettati in cui le persone si scambiano dichiarazioni di relazione sociale o devozione, più o meno sincere, opportuniste o conformiste.

A volte ho anche il sospetto che si facciano gli auguri per dire “io esisto, ricordati di me, pensa a me”.

C’è qualcosa che non mi convince e mi disturba in queste tradizioni.

Con questo non intendo offendere nessuna delle persone che mi hanno fatto gli auguri, e che ovviamente ricambio con affetto. Anzi, con questo scritto intendo spiegare perché io non prendo mai l’iniziativa di fare gli auguri ad alcuno, e che, se non lo faccio, non significa che non voglia loro bene.

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