Blog di Bruno Cancellieri (parte 1)
 
Sulle cause, le dinamiche e le conseguenze del disaccordo

Sulle cause, le dinamiche e le conseguenze del disaccordo

Il disaccordo rispetto ad una opinione altrui può essere dovuto a reazioni cognitive, emotive e motive. Possiamo perciò parlare di disaccordo cognitivo, disaccordo emotivo e disaccordo motivo.

Il disaccordo cognitivo è dovuto alla percezione di una contraddizione logica tra l’opinione altrui e la propria.

Il disaccordo emotivo è dovuto all’idea che se l’opinione altrui è vera/giusta, allora la mia reputazione risulta diminuita.

Il disaccordo motivo è dovuto all’idea che se l’opinione altrui è vera/giusta, allora io dovrei comportarmi diversamente da come mi comporto, e in modi che non mi piacciono o non mi convengono.

Conseguenza del disaccordo è una motivazione a screditare l’opinione con cui siamo in disaccordo, e/o il suo portatore, con argomenti più o meno affetti da bias cognitivo, e la motivazione a cancellare, far tacere o deformare l’opinione altrui come mezzo per evitare o annullare la discordanza.

Ogni volta che sentiamo o leggiamo un’opinione, un automatismo inconscio ne valuta le conseguenze per la nostra rreputazione, e determina le reazioni cognitive, emotive e motive del caso.

Per esempio, prendiamo il caso di una persona che dopo anni di studio ha ottenuto un’abilitazione a svolgere la professione di psicoterapeuta. Se questa persona sente qualcuno  privo di particolari qualificazioni parlare di psicoterapia in termini che non corrispondono a quelli appresi durante i suoi studi, la reazione potrebbe essere una delle seguenti:

  • l’opinione dell’altro è incompatibile con quanto appreso e lo contraddice/invalida
  • l’opinione dell’altro è compatibile con quanto appreso ma presume di essere più efficace e/o indispensabile

Il fatto che l’opinione altrui non corrisponda alla propria comporta una minaccia per la propria reputazione. Infatti, se l’opinione altrui fosse valida, essa sminuirebbe quella propria, provocando una diminuzione della propria reputazione. Ne consegue una motivazione a trovare difetti nell’opinione altrui, piuttosto che ad approfondirne i possibili meriti.

Esiste infatti una competizione per la reputazione più alta possibile.

Deriva morale della competizione intellettuale

Una competizione intellettuale può facilmente trasformarsi in una competizione morale, allorché uno dei contendenti accusa l’altro di slealtà, insincerità, o scorrettezza nella competizione, o di volerlo offendere con giudizi umilianti ingiustificati. La discussione può infatti degenerare in uno scambio di offese e di accuse di offensività. La tempesta perfetta si ha quado ogni contendente accusa l’altro di averlo offeso volontariamente, con l’intendo di umiliarlo, e si sente ingiustamente accusato della stessa colpa.

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