Di cosa parlare e di cosa non parlare

Di cosa parlare e di cosa non parlare

Con ciascuna persona che incontriamo dobbiamo decidere di cosa è opportuno e di cosa è inopportuno parlare.

Tale decisione è importante sia perché ciò di cui parliamo potrebbe annoiare, offendere o mettere a disagio il nostro interlocutore, sia perché potrebbe rivelare aspetti della nostra personalità e della nostra storia che potrebbero dar luogo ad un giudizio negativo sulla nostra persona.

Purtroppo (o per fortuna) non si può non comunicare, per cui è molto difficile nascondere le proprie opinioni, intenzioni, e soprattutto le proprie emozioni, verso una persona che è di fronte a noi.

Quando si hanno opinioni ed emozioni che non è opportuno rivelare all’interlocutore, la soluzione più semplice sarebbe quella di tacere, di non fare gesti e di immobilizzare i muscoli della nostra faccia affinché non tradiscano cosa pensiamo e sentiamo per l’altro. Ma anche il silenzio, l’immobilità, la rigidità, l’esitazione, comunicano qualcosa. Comunicano un disagio e la paura di aprirsi e di rivelare una verità, col risultato di inquietare l’interlocutore e di farlo sentire non gradito e temuto.

Escludendo l’opzione del silenzio e dell’immobilità, non ci resta che sforzarci di “trovare” gradevole e rassicurante la persona che si trova di fronte a noi. Intendo dire che dovremmo praticare una sorta di autoipnosi allo scopo di concentrarci sugli aspetti positivi dell’interlocutore e di ignorare o minimizzare quelli che consideriamo, consciamente o inconsciamente, negativi, cioè sgradevoli e/o spregevoli.

Soprattutto occorre evitare ogni giudizio morale o intellettuale non lusinghiero!

In conclusione, è opportuno fingere, o immaginare, di gradire l’interlocutore, ignorando o minimizzando ciò che di lui non ci piace. Insomma, recitare la parte dell’amico o del simpatizzante. Bravo chi ci riesce, io no.

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