L’atto del giudicare è un fenomeno complesso che non può essere semplificato senza distorcerne il significato e trascurarne le implicazioni.
Il risultato di un giudizio di qualunque tipo su qualunque entità è una valutazione di corrispondenza di quella entità rispetto a certi fini o rispetto alla soddisfazione di certi bisogni o desideri. Il giudizio implica dunque una scelta tra prendere o lasciare, avvicinare o allontanare, accettare o respingere, preservare o distruggere, per raggiungere più facilmente certi fini o soddisfare più facilmente certi bisogni o desideri, o neutralizzare più facilmente certe paure.
E’ importante stabilire chi siano i soggetti del giudizio. Infatti io non credo che a giudicare sia un solo soggetto, ma un complesso di essi (che potremmo chiamare “agenti mentali”) che giudicano con metodi e fini diversi. Uno di questi soggetti è l’io cosciente; gli altri sono inconsci, involontari e automatici. In quanto alla volontarietà o involontarietà dell’io cosciente, la questione è aperta e non è mia intenzione affrontarla in questo scritto.
Il giudizio sintetico su una certa entità fornisce un risultato unico, complessivo su di essa. Il giudizio analitico fornisce invece una serie di risultati parziali, uno per ogni aspetto di quella entità.
Il giudizio razionale su una certa entità si basa su una logica algoritmica applicata consciamente all’entità stessa. Il giudizio emotivo consiste invece in una emozione associata automaticamente alla percezione dell’entità.
Il giudizio conscio è un giudizio di cui siamo consapevoli. Quello inconscio avviene a nostra insaputa, anche se siamo generalmente consapevoli dei risultati del giudizio stesso.
Un giudizio razionale può essere sintetico o analitico, come pure un giudizio emotivo, tuttavia il secondo è prevalentemente sintetico.
Un giudizio può essere più o meno volontario o involontario. Un giudizio volontario è sempre razionale (analitico o sintetico) e conscio, quello involontario sempre emotivo, sintetico e inconscio.
I giudizi emessi dai diversi agenti mentali giudicanti possono essere tra loro più o meno concordi o conflittuali. Nel secondo caso ci può essere una indecisione bloccante oppure una decisione basata sulla somma algebrica dei vari giudizi.
Per concludere, è importante osservare che noi giudichiamo soprattutto inconsciamente, involontariamente, automaticamente e sinteticamente, e che se vogliamo giudicare le nostre capacità di giudizio per milgiorarle (esercizio che potremmo chiamare “metagiudicare”) dovremmo sforzarci di giudicare in modo per quanto possibile volontario (e quindi cosciente), razionale e analitico.