Per sopravvivere, un bambino ha un bisogno assoluto di essere accudito. L’accudimento infantile comprende la nutrizione, la pulizia, la cura fisica, la stimolazione sensoriale, la comunicazione, il contatto e la manipolazione fisica (carezze ecc.), l’intrattenimento, l’interazione ludica e forse anche altre cose.
Nel caso in cui l’accudimento sia condizionato dagli educatori ad un certo comportamento (cioè all’essere “bravo” in un certo modo) il bambino può inconsapevolmente sviluppare un bisogno secondario compulsivo di comportarsi secondo le aspettative dell’educatore, cioè di essere “bravo” come richiesto. Tale bisogno potrebbe permanere inconsciamente per tutta la vita.
Se l’accudimento non viene ottenuto in misura insufficiente dal bambino, questo può sviluppare un’ansia cronica e un senso di inadeguatezza, cioè di non essere abbastanza “bravo” da meritare l’accudimento di cui ha assoluto bisogno. Tali sentimenti possono inconsciamente permanere anche nell’età adulta.
A volte, nelle persone che hanno avuto un deficit di accudimento fisico e/o affettivo, si sviluppano depressioni nervose che hanno la funzione di far regredire il paziente ad uno stato infantile, nell’illusione che, mostrandosi il paziente inerme e bisognoso di accudimento, le persone che lo circondano si commuovano e soddisfino quel bisogno mai sopito.
A complicare la situazione, c’è il paradosso che, quanto più uno si sforza di essere “bravo” (secondo lo schema mentale interiorizzato nell’infanzia), cioè di comportarsi sempre più da “grande” e cercare, coltivandosi, di crescere sempre di più intellettualmente e moralmente, tanto più esso viene percepito dagli altri come forte, dominante, duro, giudice severo, critico, arrogante, antipatico e non bisognoso di affetto, e tanto meno essi saranno disposti a offrigli quell’affetto e quel riconoscimento di cui ha disperatamente bisogno. Perché chi cerca di superare se stesso viene fatalmente percepito, dalla maggioranza delle persone, come uno che cerca di superare gli altri.