Una parte importante della vita sociale (e, di conseguenza, dell’attività psichica) consiste nell’assegnare funzioni sociali (ruoli, ranghi, posizioni, spazi, risorse pubbliche e private, diritti, doveri, obblighi, divieti, regole, servizi, privilegi, poteri, libertà, limiti, responsabilità, incarichi, missioni, onori ecc.) a se stessi e agli altri, e nel verificare, accettare o rifiutare le funzioni sociali che gli altri assegnano o vorrebbero assegnare (o togliere) a noi.
L’assegnazione delle funzioni sociali può essere più o meno conscia o inconscia, esplicita o implicita, diretta o indiretta, tacita o verbale, formale o informale, ufficiale o non ufficiale, consensuale o conflittuale.
Il termine funzione, qui usato in campo psicologico e sociologico, corrisponde bene a quello usato in campo matematico, dove la funzione è una formula che determina un risultato numerico, e in campo informatico, dove la funzione di un sistema (o sottosistema o programma) è il servizio che un sistema rende agli altri sistemi con cui esso comunica.
Ritengo utile utilizzare il concetto di funzione sociale, come sopra definito, per analizzare problemi di convivenza e disturbi psichici, in quanto questi sono spesso causati da conflittualità o incompatibilità di assegnazioni di funzioni. Infatti il soggetto può avere difficoltà nel determinare le funzioni sociali che vorrebbe avere nel nella comunità (coppia, famiglia, gruppo ecc.) a fronte di pressioni esterne che gli propongono, o vorrebbero imporgli, funzioni a lui non gradite. Inoltre il soggetto potrebbe non capire che le funzioni sociali che vorrebbe avere non sono gradite alle persone che lo circondano.
Vedi anche Ruoli sociali.