Spesso chi parla di miglioramento individuale e collettivo passa per un illuso, utopista, presuntuoso, arrogante, giudicante, accusatorio, superbo, noioso, pedante, narcisista, saccente, disturbatore ecc. Gli vengono tipicamente attribuite intenzioni “naziste” come se, potendolo, sterminerebbe quelli che volano troppo basso dal punto di vista intellettuale o etico o li ridurrebbe in schiavitù. E’ la normale reazione di chi non tollera l’idea di essere “meno” di qualcun altro in questi due campi. Come se l’essere “meno” intellettualmente o eticamente significasse non essere degno di appartenere alla comunità, che è ciò che fa più paura inconsciamente. Ma è assurdo pensare che intellettualmente e moralmente tutti gli esseri umani siano allo stesso livello e che non si debba cercare di salire al livello più alto possibile, ciascuno secondo le proprie capacità, non a scopo competitivo, ma di auto-realizzazione.