La mente umana come sistema di cooperazione, ovvero perché facciamo ciò che facciamo

La mente umana come sistema di cooperazione, ovvero perché facciamo ciò che facciamo

Quella parte della mente umana che non si riscontra in nessun’altra specie animale, cioè la parte esclusivamente umana della nostra mente, si è evoluta, a mio parere, come strumento per gestire il problema dell’interdipendenza assoluta di noi umani. Infatti nessuno di noi può sopravvivere senza la cooperazione di altri umani.

La mente umana ha dunque, a mio parere, una motivazione fondamentale dalle quale derivano tutte le altre motivazioni esclusivamente umane: ottenere la cooperazione altrui.

A tale scopo la mente di un essere umano può seguire varie strategie consce e inconsce. Direi infatti che ciò che distingue le personalità degli esseri umani siano le particolari strategie che ciascuno adotta per ottenere la cooperazione altrui.

Le strategie di ottenimento della cooperazione altrui sono più o meno pacifiche o violente, oneste o disoneste, e fanno più o meno leva sulla cooperazione, la competizione, la selezione, l’imitazione, la condivisione, il commercio, l’economia, l’etica, l’estetica, la coalizione competitiva, la gregarietà, le false promesse religiose ecc.

Pertanto, alla domanda: perché facciamo ciò che facciamo? risponderei senza esitazione: per ottenere la cooperazione altrui secondo una certa strategia personale conscia o inconscia. Ciò implica, tra l’altro, essere accettati dagli altri come collaboratori, cioè non essere respinti quando proponiamo una cooperazione simbiotica.

Ciò che complica enormemente questa problematica è l’individuazione, non sempre stabile, degli “altri cooperanti” cioè delle persone con cui si desidera o si accetta di cooperare, e degli “altri indesiderati”, cioè di coloro con cui non si desidera interagire, e dai quali occorre allontanarsi e/o difendersi.

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