Io suppongo che esista una paura inconscia della complessità, che ci inclina a preferire spiegazioni, metodi e strumenti semplici rispetto a quelli complessi (sia nelle cose materiali che in quelle intellettuali) anche quando quelli complessi sono più realistici, efficaci e comprensivi. Questa paura spiega il successo dei politici e degli intellettuali populisti, i quali basano la loro strategia su spiegazioni semplici delle crisi e delle difficoltà economiche, sociali, morali ed esistenziali, e promettono soluzioni semplici, anche quando queste peggiorerebbero la situazione creando ulteriori problemi.
La paura della complessità è anche paura dell’intelligenza, paura di chi è più intelligente di noi, perché l’intelligenza è legata alla capacità di comprendere la complessità, e quanto più uno è intelligente tanta più complessità riesce a comprendere, tollerare e sfruttare. Chi è più intelligente di noi ci disturba sia per la sua maggiore competitività intellettuale, sia perché ci prospetta una visione del mondo per noi incomprensibile e di conseguenza disarmante, inquietante, angosciante.